Update sul monitoraggio remoto dei dispositivi cardiaci impiantabili

Stefania Angela Di Fusco

La Main Session sul monitoraggio remoto è stata una occasione di approfondimento ed aggiornamento sulla innovativa gestione a distanza dei dispositivi elettronici impiantabili, strategia ritenuta ancora futuristica da molti cardiologi, ma in realtà concreta ed applicabile in contesti che garantiscano competenze adeguate. Magistralmente moderata dal Professor Antonio Raviele e dal Professor Massimo Santini, la sessione è stata animata dalla interazione con l’audience, che grazie alle tecnologie messe a disposizione, ha partecipato attivamente all’incontro rispondendo a diversi quesiti proposti dai relatori sugli argomenti trattati. La prima relazione del Dott. Giacomo Chiarandà ha aperto il simposio con una review sui dispositivi già disponibili nel mondo della cardiologia ed un’analisi dei parametri valutabili a distanza. Attualmente esistono sistemi per il monitoraggio remoto di diversi dispositivi (PMK e/o ICD) messi in commercio da 5 case produttrici (Biotronik, Boston Scientific, Medtronic, Sorin Group e St Jude). Non è mancato un riferimento a cosa aspettarsi dalla continua innovazione in questo campo: verosimilmente il monitoraggio remoto a breve sarà lo standard di cura per il follow – up di pazienti portatori di questi dispositivi. Successivamente il Dott. Antonio D’Onofrio ha focalizzato l’attenzione sull’impatto che ha il telemonitoraggio sulla longevità dei dispositivi impiantabili e sull’identificazione precoce di eventuali disfunzioni. Il Dott. Maurizio Eugenio Landolina ha illustrato le evidenze scientifiche ad oggi disponibili, relative ai molteplici benefici clinici che offre il monitoraggio a distanza, come ad esempio il riconoscimento precoce di eventi aritmici dall’impatto clinico rilevante, quali la fibrillazione atriale in pazienti non scoagulati o le aritmie ventricolari minacciose per la vita la cui manifestazione clinica sia sottovalutata dal paziente. La relazione del Dott. Renato Pietro Ricci è stata dedicata alla definizione di nuovi modelli organizzativi necessari per la diffusione del monitoraggio remoto nella pratica clinica. In maniera dettagliata è stato descritto un modello organizzativo, testato in diversi studi clinici oltre che nel mondo reale, che prevede il ruolo cruciale del personale infermieristico adeguatamente addestrato. Il Dott. Carlo D’Agostino ha fatto un’accurata analisi dei costi e dei benefici derivati dall’utilizzo di questa tecnologia. Sono stati evidenziati i risvolti favorevoli di una gestione remota nella prospettiva del paziente, con significativa riduzione dei costi sociali. I dati della letteratura hanno dimostrato che la riduzione del numero di visite di controllo in ospedale comporta una significativa riduzione dei costi per il trasporto del paziente e per le giornate lavorative perse. Meno univoci sono i dati a disposizione relativi ai costi per l’organizzazione sanitaria. Nella vivace discussione che ha seguito le relazioni è emersa la criticità dell’assenza di adeguate politiche di rimborso per le strutture che erogano tale servizio. È stato quindi sottolineato come il riconoscimento di un rimborso economico dal parte del Servizio Sanitario Nazionale a chi eroga la prestazione sia indispensabile per consentire la diffusione dell’utilizzo di tali tecnologie che richiedono personale competente ed esperto. Tutte le relazioni partendo da alcuni aspetti teorici, la cui conoscenza è indispensabile per poter comprendere ed usufruire di queste tecnologie, sono state poi contestualizzate nei risvolti pratici che il monitoraggio remoto ha nel mondo reale.