Trattamento percutaneo del paziente con stenosi aortica: standard e limiti

Sonia Lo Iacono

L’Heart Team ha un ruolo fondamentale nella scelta di un trattamento individualizzato della stenosi aortica e deve comprendere diverse figure professionali tra cui cardiologo intervenstista, cardiochirurgo, cardioanestesista, internista, esperto di imaging. Nelle linee guida europee vengono presi in considerazioni diversi parametri per scegliere il miglior trattamento per il paziente. Fondamentale la sinergia delle diverse figure per migliorare outcome e conseguentemente nel ridurre i costi di trattamento. Nella selezione del trattamento da proporre al singolo paziente deve essere valutata l’anatomia della valvola aortica (morfologia della radice, dimensioni, altezza degli osti coronarici) e degli approcci vascolari. Oggi la maggiore esperienza acquisita da centri ad alto volume offrono la possibilità di effettuare TAVI in anestesia locale riducendo i tempi della procedura e migliorando il recupero post procedurale nel paziente, aiuta molto anche la disponibilità di un supporto del cardiochirurgo e dell’ECMO. Il numero di TAVI che viene fatto in Italia è ancora basso rispetto agli altri Paesi Europei, tuttavia nell’ultimo anno vi è stato un incremento del 20% delle procedure. Se la indicazione nei pazienti ad alto rischio ed inoperabili è perentoria, cominciano ora ad essere trattati anche pazienti a rischio intermedio e basso. La durability delle TAVI è un altro punto importante della valutazione di questa procedura. L’incidenza di stroke è inferiore a quella della chirurgia. Durante il Simposio è stata comunque anche sottolineata la importanza della terapia medica comprendente anche le statine ad alto dosaggio, la terapia antiaggregante, pur in assenza di dati consistenti, la terapia anticoagulante appare irrinunciabile in caso di FA ma dovrebbe esser presa in considerazione anche in corso di ritmo sinusale in quanto i pazienti sottoposti a TAVI di solito hanno un alto CHAD-VASC. Fondamentale è la correzione dell’anemia e dei bassi valori di ferritina prima della procedura per migliore la prognosi. Nel futuro chi si occuperà delle cardiopatie strutturali? E’ auspicabile l’implementazione di sale cardiochirurgiche ed emodinamica ibride dove, anche grazie al supporto della robotica, si potrà garantire la scelta più adeguata per il paziente di cui è stata sottolineata più volte la centralità nel percorso delle cure.