SIMPOSIO STUDI CLINICI DELL’ANMCO

di Giovanna Di Giannuario
Da sempre ANMCO ha una particolare attenzione alla ricerca clinica.

Nella sala Anfiteatro, in seconda giornata, si è tenuta come prima sessione il Simposio degli Studi Clinici dell’ANMCO, uno dei simposi più importanti per l’ANMCO in considerazione dell’estrema rilevanza che la ricerca scientifica ricopre per l’Associazione, in cui vengono presentati i Trial clinici attualmente in corso.

Il simposio è stato moderato dal Dottor Aldo Maggioni e dal Dottor Domenico Gabrielli e sono stati presentati i tre principali studi attualmente in corso: il Bring-UP Prevenzione, il Bring-UP 3 Scompenso e lo Studio EYESHOT-2.

Il primo studio presentato è stato il Bring Up prevenzione; subito dopo l’elenco dei principali centri che hanno contribuito alla raccolta dati, il Dottor Colivicchi – principal investigator – ha presentato il disegno dello studio e i risultati preliminari.

Il background dello studio Bring Up prevenzione è che a dispetto del miglioramento del trattamento con PCI dei pazienti ischemici, più del 30% dei pazienti ha recidive di trombosi acuta ed ulteriori ospedalizzazioni, quindi lo studio si propone di esaminare i fattori di rischio cardiovascolari che possano influenzare tale fenomeno.

Lo studio è di tipo osservazionale, prospettico, multicentrico, ed ha come endpoint il raggiungimento di livelli di colesterolemia ottimale al di sotto della soglia di 55 mg/dl, come endpoint secondari ha dei target pressori, di peso corporeo e di emoglobina glicata, ed è poi prevista una valutazione successiva esplorativa di endpoint di esito.

La struttura dello studio è composta da: una prima parte che è stata una campagna educazionale dei centri, poi seguita da una fase di raccolta dati di 3 mesi per singola struttura da ottobre ‘23 a marzo ‘24, e poi verrà in futuro eseguito il follow-up a 6 mesi ed una seconda fase educazionale nel prossimo novembre 2024.

I criteri di inclusione prevedono l’arruolamento consecutivo di tutti i pazienti con visita e/o ricovero per evento aterotrombotico in un periodo di tre mesi, e gli eventi aterotrombotici sono stati ben definiti nel disegno del trial.

Il Dottor Colivicchi ha illustrato i risultati preliminari dei dati raccolti: hanno partecipato 189 centri in Italia, prevalgono i centri del nord (47%), e i dati totali hanno visto l’arruolamento di 4790 pazienti. Prevale come incidenza la malattia coronarica (98%), vi sono solo in piccola percentuale anche pazienti con eventi cerebrovascolari e periferici.

L’età media dei pazienti era 67 anni, il 20% dei pazienti arruolati erano donne e il 20% erano obesi con un BMI >30, il 30% di pazienti erano diabetici, il 20% erano fumatori attivo, il 76% dei pazienti erano ipertesi e dislipidemici, il 13% avevano scompenso e nel 14% era presente fibrillazione atriale, il 12% dei pazienti aveva insufficienza renale cronica.

Dai risultati nei dati di laboratorio emerge che viene poco dosata la lipoproteina a e la PCR; invece, per gli esami strumentali, vengono effettuati ECG ed eco nel 90% della popolazione.

Nel 10% dei pazienti vi è una riduzione della funzione cardiaca. Tutti i pazienti vengono studiati con esame coronografico, mentre vengono poco usati device elettrofisiologici quali ICD e loop recorder.

Dal punto di vista terapeutico emerge come, nonostante le evidenze scientifiche, sia poco usata la colchicina, prescritta pochissimo nei centri.

Le statine vengono prescritte quasi tutte, il 76% dei pazienti viene dimesso in terapia di associazione con ezetimibe, vi è una bassa percentuale di associazione delle statine con PCSK9i e inclisiran (8%), e acido bempedoico (8%).

Solo il 20% dei pazienti è in terapia con sola statina, il 65% dei pazienti assume la combinazione di statina+ezetimibe, e il 75% assume statine e altri ipolipemizzanti.

Nell’ambito della terapia per il diabete, il 45% dei pazienti assume SLG1, il 75% dei pazienti diabetici e il 15% dei pazienti con insufficienza renale cronica (IRC).

Il Presidente Fabrizio Oliva ha presentato i risultati preliminari della prima fase di arruolamento dello studio Bring Up 3 sullo scompenso cardiaco, di cui è il principal investigator. Lo studio ha come background la valutazione dei pazienti affetti da insufficienza cardiaca alla luce del cambiamento sia della classificazione che delle nuove indicazioni terapeutiche per lo scompenso cardiaco, con l’introduzione delle glifozine in classe IA e la teoria dei quattro pilastri.

L’endpoint primario dello studio è valutare i pazienti con scompenso cardiaco (HF) a frazione di eiezione (EF) ridotta, mild reduction, preserved e improved, trattati con i quattro pilastri secondo le nuove linee guida ESC del 2021.

La fase 1 dello studio è stata educazionale come nello studio di prevenzione, seguita poi dalla raccolta dati per 3 mesi da ottobre 2023 a marzo 2024, verranno valutati poi endpoint a 6 mesi ed il follow-up a un anno. Per quanto riguarda i criteri di eleggibilità, erano arruolabili tutti i pazienti consecutivi con HF de novo o recidiva.

Sono stati attivati 179 centri, che hanno arruolato 3.830 pazienti con scompenso cardiaco cronico, il 26% dei pazienti (1.373) con scompenso acuto; del numero totale di pazienti il 59% aveva uno scompenso a frazione di eiezione (FE) ridotta, il 10% EF mild reduced.

Il paziente con HF preserved EF ha un’età maggiore di 75 anni nel 45%, con prevalenza del sesso femminile; invece, nel 39% dei casi di HF reduced prevale la presenza di un infarto pregresso e un intervento pregresso di rivascolarizzazione (chirurgica e non) nel 36% dei pazienti, e la BPCO nel 16% dei casi.

L’eziologia ischemica è prevalente nello scompenso con frazione di eiezione ridotta, nella preservata prevale la cardiopatia ipertensiva e la valvulopatia, mentre nello scompenso con EF improved prevale la cardiomiopatia.

I pazienti erano prevalentemente in classe NYHA II-III, alla valutazione dei risultati deli esami ematochimici emerge che in pochi centri dosano il pro-BNP (42%) e pochissimi valutano la determinazione dell’assetto marziale (6%). I dati preliminari sulle terapie dello scompenso mostrano che il cardiologo italiano nello scompenso ad EF ridotta prescrive: 69% diuretici, 96% beta bloccanti, ARNI 63%, gliflozina 74%, vericiguat 3-4%, 65% in quadruplice terapia, e nel 65% ARNI associata a quadruplice, in oltre il 78% vengono prescritti SGL2 inibitori.

Il paziente anziano e con IRC nel mild reduced ARNI 40-45%, SGLT2i 65%.

Dati anche nello scompenso cardiaco acuto, 75% HFrEF, 13% vasodilatatori, lieve calo uso vasopressori rispetto allo studio blitz, con inversione dell’inotropo più usato che risulta nel Bring Up 3 il levosimendan (8,5%).

Dall’analisi dei dati è emerso come tra ingresso e dimissione vi è una ottimizzazione dei trattamenti con incremento dell’uso di ARNI, MRA e SGLT2, con salto alla quadruplice e alla quadruplice con ARNI.

Le conclusioni sono brillanti sia per il numero di centri partecipanti sia per la ottimizzazione della terapia alla luce delle nuove indicazioni terapeutiche.

Infine, il Dottor Leonardo De Luca ci ha presentato i risultati dello studio EYESHOT-2.

Lo studio EYESHOT-2 valuta l’impiego della terapia antitrombotica nei pazienti STEMI e NSTEMI nelle 4 settimane successive al ricovero. Sono stati esclusi i pazienti con diagnosi di angina instabile e infarto tipo 3 e 4.

In sole 4 settimane di arruolamento sono stati arruolati 2806 pazienti, 50% STEMI e 50% NSTEMI, hanno partecipato 183 terapie intensive italiane.

Età media dei pazienti era 71 anni, con un BMI >30 nel 20% dei casi, incidenza di dislipidemia nel 60% e del diabete nel 32% dei casi. In anamnesi era presente un pregresso IMA nel 20% dei casi e una pregressa rivascolarizzazione in circa il 25%.

La valutazione del rischio ischemico è stato eseguito con il GRACE score nel 34% dei pazienti con valori di GRACE medio 149, il 59% dei pazienti presentava ha un Grace maggiore e/o uguale 140, veniva valutato anche il rischio emorragico.

È aumentata la quota di pazienti che esegue coronarografia fino al 96%, e veniva eseguita nel 73% dei casi anche angioplastica, i tempi di esecuzione dello studio (come da esecuzione raccomandata entro 24 ore) vedevano un tempo mediano di 20 ore nei centri hub, 40 ore nei centri spoke.

Nel trattamento dello STEMI la trombolisi è ormai scomparsa, nel 94% dei casi veniva eseguita una PTCA primaria, e veniva usata la terapia conservativa solo nel 4,5% dei casi.

La mortalità ha visto un ulteriore trend di riduzione con 1,1% nei centri hub e 1,8 % nei centri spoke.

Per quanto riguarda la terapia antiaggregante nell’86% dei casi cardioaspirina, e nel 15% clopidogrel, il pretrattamento veniva effettuato nel 45% dei NSTEMI e nel 50% dei pazienti con STEMI con doppia terapia antiaggregante nonostante la riduzione di classe di evidenza nelle ultime linee guida. In sala di emodinamica veniva somministrato nel 10% ASA, clopidogrel nel 13%, prasugrel nel 6%, ticagrelor nel 33%, nel 10% dei casi è stato usato il cangrelor. Le Terapie alla dimissione nel 90% dei casi è stata una doppia terapia antiaggregante, il ticagrelor 53% è il secondo antiaggregante più prescritto.

La degenza media è rimasta uguale al risultato dello studio EYESHOT-1 ed è di 7,8 giorni sia per i pazienti con STEMI che NSTEMI.

Le complicanze procedurali sono state: lo Stroke meno del 1%, molto ridotti i sanguinamenti maggiori 2%, minori e maggiori 5%, la mortalità intraospedaliera è del 2,8% nei pazienti con STEMI e dell’1,8% nel paziente con NSTEMI in riduzione rispetto agli studi precedenti.

I dati complessivi raccolti nei tre studi hanno mostrato un impegno crescente dei centri italiani all’aderenze prescrittiva delle nuove linee guida con un miglioramento nei risultati di impiego delle strategie farmacologiche nei diversi setting, attendiamo ora l’analisi degli endpoint dei diversi studi che promettono già dei risultati incoraggianti.

 

 

Giovanna Di Giannuario ANMCO
Giovanna Di Giannuario