SIMPOSIO PAZIENTI CON INFARTO MIOCARDICO ACUTO E MALATTIA MULTIVASALE

di Andrea Sultana
Questa breve sessione, incentrata sulla modalità ed il timing della rivascolarizzazione nel paziente con SCA multivasale sia nell’ambito dello STEMI che del NSTEMI, si è tenuta presso la Sala Anfiteatro ed è stata moderata dai Dottori Guardigli e Visconti.

Il primo intervento è della Dottoressa Erente che ha parlato delle modalità di trattamento dei vasi non culprit nel setting dello STEMI. Sono ormai noti i benefici di una rivascolarizzazione completa nel paziente con STEMI come testimoniano i risultati, tra gli altri, dello studio COMPLETE. Riguardo il timing di rivascolarizzazione, nelle ultime linee guida sulle ACS passa in classe di evidenza IA l’indicazione a completare la rivascolarizzazione dei vasi non culprit durante la procedura indice oppure entro 45 giorni. Le evidenze emerse in particolare dal trial MULTISTARS-AMI documentano, infatti, un’equivalenza in termini di mortalità e di MACCE tra i due timing di intervento. D’altro canto, l’utilizzo routinario della valutazione funzionale (FFR) della placca durante la procedura indice nel paziente con STEMI è controindicata e bisogna basarsi principalmente sulla valutazione angiografica della stenosi. Infine, la dottoressa pone l’accento sull’importanza crescente dell’utilizzo dell’imaging intracoronarico nell’identificazione della placca “vulnerabile”, ovvero, quella placca che può risultare angiograficamente non critica, ma che se trattata dà dei benefici sostanziali rispetto alla sola terapia medica come testimoniato dai risultati del trial PREVENT.

Il secondo intervento è del Dottor Valenti che discute della rivascolarizzazione nel paziente con STEMI nel setting dello shock cardiogeno, una condizione clinica gravata da una mortalità che rimane ad oggi molto elevata nonostante i progressi scientifici. Nell’ambito del paziente con STEMI in stato di shock cardiogeno il Dottor Valenti cita lo studio CULPRIT SHOCK che ha evidenziato come vi sia un beneficio sostanziale nella mortalità a 30 giorni nel trattamento della sola lesione culprit rispetto all’esecuzione di una rivascolarizzazione completa durante la procedura indice. Il completamento della rivascolarizzaione delle lesioni non culprit va comunque eseguito mediante una modalità staged ed individualizzata sul paziente. La rivascolarizzazione completa durante procedura indice può essere considerata solo in alcuni selezionati casi e in quei pazienti che sono stati stabilizzati mediante supporto meccanico al circolo.

La sessione prosegue con l’intervento del Dottor Visconti che discute del tema della rivascolarizzazione completa nel paziente con NSTEMI. Viene sottolineato come il paziente con NSTEMI sia una tipologia di paziente molto eterogeneo, spesso di età avanzata, con un importante carico di comorbilità. Questo tipo di paziente rappresenta una sfida per il cardiologo in quanto vi è un gap di evidenza scientifica, in particolare sulla modalità della rivascolarizzazione. L’identificazione della lesione culprit nell’NSTEMI può non essere semplice, per tale motivo le tecniche di valutazione funzionale e di imaging intracoronarico rivestono un ruolo importante. Appare comunque evidente come una rivascolarizzazione completa in questo setting, come testimoniato dallo studio FIRE, possa dare dei benefici al paziente in termini di riduzione di incidenza dei MACCE.

Chiude la sessione l’intervento del Dottor Guiducci che rimarca i concetti precedentemente esposti ed in particolare dell’importanza di una rivascolarizzazione completa nell’ambito dell’ACS e discute della valutazione anatomo-funzionale della stenosi tramite QFR come guida per la rivascolarizzazione delle lesioni non culprit. Tale metodica può essere efficace anche nel setting acuto, a differenza di metodiche quali l’FFR che può dare dei risultati non attendibili a causa della disfunzione del microcircolo risultante dall’infarto miocardico acuto.

Andrea Sultana ANMCO
Andrea Sultana