MINOCA: DALLA DIAGNOSI AL TRATTAMENTO

di Catia De Rosa

Il simposio, moderato dal Dottor Vito Sollazzo e dal Dottor Luca Cacciotti, prende il via con la presentazione della flow chart diagnostica del MINOCA a cura del Dottor Filippo Zilio.

La definizione di MINOCA si colloca nel contesto dell’IMA, con clinica, ECG e biomarker positivi; è differente da INOCA e ANOCA ed è responsabile dell’1-14% dei pazienti SCA che vanno incontro a coronarografia.

Le linee guida 2023 sottolineano come sia necessario distinguere i “true” MINOCA (dovuti a embolismo coronarico, disfunzione microvascolare, spasmo, trombosi, bridging, rottura/erosione di placca e dissezione spontanea) dai “mimickers” (miocarditi, takotsubo, cardimiopatie); è quindi raccomandato un algoritmo diagnostico per arrivare ad una corretta diagnosi

Nel tempo si è passati dall’algoritmo’’traffic light’’ ai 3 steps: coronarografia (CAD inferiore al 50%), ventricolografia che ci può evidenziare apical balooning, imaging intracoronarico, test di vasoreattività e risonanza magnetica cardiaca.

L’imaging intravascolare permette di identificare rottura di placca, trombosi senza rottura di placca, intimal bump e dissezione. Viene presentato un caso clinico di un uomo di 64 anni, fumatore e BPCO, afferito con un quadro di STEMI inferiore in cui l’utilizzo del test all’acetilcolina in sala di emodinamica ha permesso di fare diagnosi di vasospasmo e di conseguente terapia mirata

La dottoressa Carigi introduce il ruolo della risonanza cardiaca nella diagnosi di MINOCA; la metodica consente per prima cosa di escludere le cause non cardiache e non coronariche, ha un ruolo centrale ed è in classe I evidenza B.

La RM permette di identificare il pattern LGE, che si distingue in ischemico (quando subendocardico e/o transmurale) e non ischemico (subepicardico, intramiocardico e patchy), di studiare la cinetica tramite le sequenze cine, di identificare l’edema con le sequenze T2 e quantificare fibrosi ed edema con il mapping. Il valore aggiunto della metodica è la possibilità di discriminare tra il true MINOCA e i MINOCA mimics; in questo ultimo caso la RM identifica la miopericardite  (edema con il T2 mappino, injury miocardica e studio del pericardio), sindrome di takotsubo caratterizzata dall’assenza di LGE e le cardiomiopatie come amiloidosi, cardiopatia ipertrofica e deficit di desmoplachina che è presente nel 18% dei pattern di injury miocardica.

La capacità diagnostica della metodica varia dal 60 all’80% e varia soprattutto in base al timing e protocollo di esecuzione; il timing riveste un ruolo fondamentale, se eseguita entro i 14 giorni (ancora meglio se nei 7 giorni) la diagnosi viene fatta nel 94% dei pazienti, mentre la capacità diagnostica scende a distanza di tempo e in caso di aumento enzimatico contenuto. Importante è anche il protocollo di esecuzione, con il protocollo high resolution si aumenta la risoluzione spaziale e il potere diagnostico.

La RM riveste un ruolo anche prognostico, perché si è osservato che i pazienti con LGE maggiormente esteso e mappino positivo hanno una prognosi peggiore; la prognosi è peggiore nel MINOCA rispetto a miocarditi e takotsubo.

Si passa poi ai test funzionali con la dottoressa Serafina Valente; il MINOCA è maggiormente frequente nelle donne ed è responsabile dell 11% dei quadri di SCA nei pazienti giovani.

Le cause coronariche possono coinvolgere l’albero epicardio oppure il microcircolo, che nella metà dei pazienti con MINOCA è coinvolto, con disfunzione endoteliale con alterazioni della vasodilatazione e meccanismi diversi dalla disfunzione endoteliale con aumento dello spessore parietale e riduzione del lume.

Lo spasmo coronarico è sempre da ricercare in quanto l’ST sopraslivellato da spasmo (più frequente negli uomini con funzione diastolica conservata) correla con il tasso di morte improvvisa e la presenza di ponte intramiocardico; in questo caso il test da effettuare è quello con acetilcolina, che identifica una stenosi dinamica con riproduzione di sintomi ed alterazioni ECGrafiche.

Altro test per le coronarie epicardiche è FFR, che identifica le differenze di pressione a monte e a valle della placca, IMR che invece valuta il microcircolo (alterazione più presente nelle donne con disfunzione diabolica) in condizioni di massima iperemia con utilizzo di adenosina; l’acetilcolina non è largamente usata nei laboratori di emodinamica per la paura di complicanze aritmiche che in realtà sono basse (5-6%)

Si passa poi ai trattamenti con il Dottor Vigorito.

Il trattamento è condizionato dall’eziologia sottostante, la patologia è sottodiagnosticata e sottotrattata.

Nei casi di disruption di placca (placca erosa, rotta, noduli calcifici), studi clinici come EROSION, 2 e 3 hanno mostrato come se dopo tromboaspirazione la placca è solo erosa non è indicato l’impianto di stent.

Studi condotti da Capodanno ci hanno mostrato che se la placca non ha caratteristiche di vulnerabilità lo stent non è indicato; la limitazione di tale metodica è condizionata dal fatto che OCT per lo studio della placca è time consuming e non sempre viene utilizzato di prassi nei laboratori di emodinamica.

Nelle SCAD ce un danno dell’intima con flap ed emorragia subintimale e la strategia di scelta in questo caso è conservativa; si utilizzano ASA e betabloccanti, non codificate DAPT e TAO.

Per lo spasmo coronarico indicazione a terapia con calcio antagonisti e nitrati solo in fase acuta, amlodipina in seconda linea

La disfunzione microvascolare ha una terapia traslata da INOCA con betabloccanti, calcio antagonisti e ranolazina.

Diagnostica e terapia dei MINOCA rientrano nel campo della medicina di precisione nella quale la maggiore accuratezza diagnostica si traduce in terapia targettizzata per il paziente

 

Catia De Rosa ANMCO
Catia De Rosa