Prevenzione della morte Improvvisa in particolari setting clinici

Danilo Puccio

Un’aula decisamente gremita, forse anche non del tutto commisurata all’interesse mostrato dall’audience, è stata il teatro dell’interessantissimo Simposio sulla prevenzione della Morte Improvvisa (MI). I relatori, con il loro altissimo spessore culturale, sono riusciti a trasmettere le più importanti informazioni circa l’epidemiologia, i criteri diagnostici e soprattutto la stratificazione del rischio di MI di patologie come la Sindrome di Brugada (Dott. Pietro Delise), la Sindrome del QT lungo (Dott. Giuseppe Sgarito) e la Cardiomiopatia Ipertrofica (Dott.ssa Maria Rosa Conte), condizioni con le quali il Cardiologo Clinico si relaziona ormai quotidianamente e che spesso lo portano a dover prendere difficili decisioni, soppesando da una parte i benefici, dall’altra i rischi e anche i risvolti psicologici correlati all’impianto di un defibrillatore, soprattutto in giovane età. Il filo conduttore delle tre relazioni è stata la complessità di una corretta stratificazione del rischio di MI, tenendo conto di numerose variabili, alcune ormai storiche e ben consolidate, altre più recenti, sostenute da più o meno robuste evidenze scientifiche. La vera sfida, comune a queste tre condizioni cliniche, non è tanto trattare un paziente resuscitato da un episodio di MI, ma quella di riconoscere e selezionare tra tutti i pazienti, quelli a rischio più basso (che comunque non significa mai un rischio totalmente assente), che andranno seguiti con follow-up periodici dedicati e quelli con il rischio di MI più elevato, meritevoli dell’impianto di un defibrillatore in prevenzione primaria. Il breve dibattito successivo si è concluso con la proposta da parte dell’auditorio di concedere più ampio spazio nelle future edizioni congressuali a problematiche tanto interessanti e con risvolti immediati nella pratica clinica quotidiana.