Paziente complesso in UTIC: gestione delle comorbidità

Daniele Grosseto

Se un cardiologo degli anni ‘90 entrasse in una UTIC di oggi, probabilmente penserebbe di avere sbagliato reparto.  È un dato noto e consolidato che l’epidemiologia della popolazione che accede alle UTIC oggi sia necessariamente mutata rispetto allo scorso decennio.  Sono aumentati i pazienti con comorbidità severe, sempre più critici e con una complessità clinica ed assistenziale che va oltre il puro aspetto cardiologico.  Questo da un lato è dovuto al cambiamento della cura della cardiopatia ischemica che ha permesso di curare e di far sopravvivere pazienti gravi e con pluripatologie.  Dall’altro lato, vi è stato in questi anni un ricorso alla ospedalizzazione e alla medicalizzazione di pazienti gravi e pluripatologici, che fino ad alcuni anni fa venivano gestiti con un approccio conservativo o palliativista.  Tutto questo ha determinato la presenza nelle nostre UTIC di pazienti con insufficienza renale acuta che necessitano di terapia sostitutiva renale, di pazienti con insufficienza respiratoria che necessitano di supporto ventilatorio o di pazienti pluripatologici in cui il disorientamento spazio-temporale, rappresenta un determinante indipendente di allungamento della ospedalizzazione e di peggioramento della prognosi.  La terapia sostitutiva renale è una delle competenze più importanti che il cardiologo deve acquisire, senza limitare la sua applicazione al solo, peraltro controverso, utilizzo nello scompenso congestizio, ma come grande opportunità terapeutica delle diverse forme di insufficienza renale acuta che mettono a rischio la vita del paziente.  Allo stesso modo la gestione dell’insufficienza respiratoria che si accompagna frequentissimamente a molte forme di cardiopatia, necessita senza dubbio di un supporto ventilatorio non invasivo che il cardiologo deve essere in grado di gestire in autonomia almeno nelle fasi iniziali o in emergenza.  Una delle grandi sfide del futuro della cardiologia, sarà quella di saper gestire con competenza e con efficacia questi pazienti. Sarà quella di non delegare a tutta una serie di consulenti la gestione di pazienti cardiopatici con severe comorbidità, diventando competenti ma non autoreferenti nella gestione di questi pazienti.  È con questi obiettivi che è stata pensata questa sessione che si preannuncia ricca di spunti di riflessione.