Monitoraggio del paziente critico: accessi venosi centrali.

di Antonella Spinelli

Monitorare un paziente in UTIC non significa solamente attaccarlo ad una macchina e visualizzarne i parametri vitali ma mettere in atto una serie di azioni che hanno come fine ultimo quello di valutare il paziente nel suo insieme. Gli scopi del monitoraggio sono permettere una visione globale dello stato del paziente, segnalare precocemente l’insorgenza di eventi patologici, ottenere informazioni per la migliore scelta assistenziale e terapeutica. Nella sessione sull’approccio pratico in UTIC si è parlato della corretta introduzione di un catetere venoso centrale (C.V.C.) e delle sua utilità a livello clinico. IL CVC è posizionato in vena giugulare interna, preferibilmente destra, perché anatomicamente più rettilinea, in prossimità dello sbocco in atrio destro della vena cava superiore o inferiore. Si esegue in condizioni di assoluta sterilità, posizionando il paziente in posizione di Trendelemburg per favorirne il ritorno venoso. Il repere anatomico è caratterizzato dal triangolo di Sedillot, delimitato lateralmente dagli apici del muscolo sternocleidomastoideo e in basso dalla clavicola. La tecnica maggiormente utilizzata è quella di Seldinger con ago appuntito cavo denominato Trocar, coadiuvata dalla sonda ecografica vascolare per ridurre il rischio di infezioni e di complicanze (Pnx, emotorace, chilotorace), per escludere la presenza  di eventuali trombi facilitata dalla comprimibilità della vena e per ridurre il rischio di danno del plesso brachiale.
Una volta incannulato il vaso, viene fatto avanzare attraverso il lume del trocar un filo guida con punta arrotondata e, una volta giunto a destinazione, viene retratto l’ago. Per facilitare l’ingresso del catetere o del drenaggio viene a questo punto utilizzato un dilatatore, il quale viene inserito   attraverso il filo guida per permettere l’apertura del foro d’ingresso. Una volta inserito viene fatto passare attraverso il dilatatore il catetere o il drenaggio. Dopo che il catetere venoso è penetrato nel vaso o nell’organo interessato, il mandrino (o filo guida) viene ritirato e si procede ad ancorare esternamente il catetere alla cute con dei punti di sutura. Il controllo post-procedura del posizionamento CVC può essere fatto con RX torace o eco TT/TE. Il corretto posizionamento dello stesso evita le più comuni complicanze caratterizzate da rischio di trombosi, rischio di malfunzione, rischio di “tip-migration”e rischio di aritmie.  Lo scopo del CVC è di consentire l’infusione di fluidi e farmaci in maggior sicurezza (vescicanti, ipertonici, acidi o basici), consente trattamenti in infusione continua e/o protratta (NPT, CT) e consente procedure speciali(emodialisi).