Minimaster Cardioncologia: Update 2020

Gemma Filice

A grande richiesta continua anche quest’anno l’attesissimo appuntamento ANMCO con la cardioncologia, la tematica infatti è di notevole interesse per tutta la comunità scientifica e di attualità per l’attività clinica ospedaliera.

Riconoscere e trattare il rischio cardiovascolare nel paziente oncologico è una sfida quotidiana sulla quale lavorare. La cardioncologia punta ad ottimizzare la terapia dei pazienti cardiopatici che necessitano di una terapia potenzialmente cardiotossica, a facilitare le terapie oncologiche nei pazienti con complicanze cardiovascolari, ad eseguire un follow up al fine di evidenziare precocemente eventuali complicanze cardiovascolari tardive. Gli esami maggiormente utilizzati sono Troponina e Peptide natriuretico tra i biomarkers e le tecniche di imaging tra le quali ricordiamo ecocardiografia, ecostress, imaging nucleare, RMN. La metodica di scelta è l’ecocardiogramma. L’obiettivo è rilevare precocemente le alterazioni della funzione ventricolare sinistra predittive di sviluppo futuro della cardiomiopatia indotta da chemioterapia e modificare il trattamento in accordo con l’oncologo sostituendo alcuni farmaci o modificandone la posologia. Il follow up elettrocardiografico è invece fondamentale nei pazienti che ricevono farmaci che possono prolungare il QT.

La cardiotossicità dei farmaci oncologici è influenzata da numerose variabili tra le quali la presenza di comorbilità, lo stato basale del paziente, il tipo di neoplasia, il programma terapeutico oncologico, la terapia cardiovascolare concomitante. La miocardite associata alla terapia con ICI è gravata da una prognosi severa soprattutto nei casi di terapia combinata.

 

La radioterapia causa un danno sia micro che macrovascolare che può esitare in quadri clinici quali valvulopatie, ischemia miocardica, scompenso cardiaco congestizio, BAV di III grado, pericardite costrittiva oltre che in patologie extracardiache. Il follow up è molto importante, infatti il danno cardiovascolare all’inizio è lieve ma innesca una patologia che si amplifica solo successivamente.

L’integrazione tra cardiologo ed oncologo deve essere alla base delle decisioni riguardanti l’iter diagnostico-terapeutico del paziente prima, durante e dopo il trattamento.