Minimaster bisogni insoddisfatti nella gestione farmacologica del paziente con scompenso cardiaco cronico

Stefania Angela Di Fusco

Tra le molteplici offerte formative del 48° Congresso Nazionale ANMCO si è svolto il Minimaster “Bisogni insoddisfatti nella gestione farmacologica del paziente con scompenso cardiaco cronico”, appuntamento imperdibile per quanti desideravano aggiornarsi sulla gestione dello scompenso e di quegli aspetti della terapia farmacologica ancora in chiaroscuro. Se da un lato è sotto gli occhi di tutti la progressiva crescita della rilevanza epidemiologica dello scompenso cardiaco, parallelamente vi è un continuo sforzo della ricerca per dare risposte sempre più appropriate e migliorare la prognosi associata a questa patologia. Partendo da queste premesse il Minimaster ha cercato di puntualizzare quando, come e quali pazienti candidare al trattamento con alcune classi di farmaci. Il primo punto critico affrontato è stato la gestione della terapia diuretica. Sebbene i diuretici siano oramai da lungo tempo uno dei pilastri del trattamento del paziente scompensato, non c’è ancora un chiaro ed univoco approccio per raggiungere la dose minima efficace. La prima relazione ha quindi cercato di fare luce sull’ottimizzazione del trattamento diuretico in base all’effettivo stato di congestione del singolo paziente, sottolineando la difficoltà tuttora presente nel quantificare in maniera oggettiva lo stato di idratazione. Tra i bisogni insoddisfatti nella terapia dello scompenso cardiaco, il secondo grande capitolo affrontato è stato il trattamento con gli antagonisti recettoriali dei mineralcorticoidi. In questo caso la criticità emersa è stata il loro insufficiente utilizzo nel mondo reale, e non solo, nonostante le evidenze cliniche abbiano dimostrato che il loro utilizzo impatta sulla prognosi del paziente scompensato. Nell’ambito della terapia farmacologica è stato dato spazio anche al trattamento digitalico, partendo dall’osservazione dell’impiego sempre più limitato di questo farmaco e ponendosi l’interrogativo: c’è ancora posto per la digitale? Altro tema scottante analizzato è stato il controllo della frequenza cardiaca nella delicata popolazione dei pazienti con fibrillazione atriale e scompenso cardiaco. Il Minimaster è stato anche l’occasione per riesaminare il ruolo dei betabloccanti e dell’ivabradina in soggetti con scompenso cardiaco ed in ritmo sinusale. Anche in questo caso è stata sottolineata l’importanza della frequenza cardiaca come fattore prognostico modificabile sul quale è necessario intervenire. Infine è stata fatta luce sull’ultima novità in campo terapeutico per lo scompenso cardiaco: gli ARNI (inibitori del recettore dell’angiotensina e della neprilisina). Si tratta di una nuova classe di farmaci, recentemente introdotta nella pratica clinica, il cui utilizzo viene raccomandato nei soggetti sintomatici che presentano le caratteristiche dei pazienti inclusi nel Trial PARADIGM-HF. In conclusione, con questo Minimaster è stato enfatizzato come solo una maggiore consapevolezza dei vantaggi e dei limiti dell’armamentario farmacologico tuttora disponibile consenta una gestione ottimale del paziente con scompenso cardiaco cronico.