MINI SIMPOSIO
CARDIOPATIE NELLO SPORTIVO

di Antonella Spinelli
Idoneità sportiva in pazienti con cardiopatia congenita corretta, ipertrofia ventricolare sinistra e aritmie.

L’attività sportiva agonistica nelle cardiopatie congenite (CHD) operate non rappresenta più un veto assoluto. In generale, tutti gli atleti con alcune forme di CHD operate sono soggetti a una rivalutazione ogni sei mesi. Per quasi tutti i tipi di CHD è possibile concedere l’idoneità (prevalentemente per le discipline sportive di gruppo A e di gruppo B) se la performance fisica risulta ottimale al test cardiopolmonare (CPET) con raggiungimento di almeno l’80% del VO2 max teorico, la funzione sistolica resti preservata, e le dimensioni endocavitarie del ventricolo sinistro risultano nei limiti. Ovviamente in assenza di aritmie a riposo e durante allenamento. E’ esclusa da tutti gli sport agonistici l’origine anomala delle coronarie, in particolare l’arteria coronaria sinistra originante dal seno di valsalva destro e con decorso tra l’arteria polmonare e l’aorta (decorso interarterioso) per l’elevato rischio di morte cardiaca improvvisa, soprattutto durante l’esercizio fisico intenso. In tali casi è sempre consigliata la correzione chirurgica. Successivamente si è affrontato il tema dell’ipertrofia ventricolare sinistra (IVS), presente nel 15-20% della popolazione generale, prevalente nei neri, negli anziani, negli obesi (rischio due volte maggiore) e nei pazienti con ipertensione arteriosa. Le cause più comuni di IVS sono la stenosi valvolare aortica e l’ipertensione. Il cuore d’atleta con IVS fisiologica è una condizione benigna, i dubbi sorgono quando lo spessore della parete uguaglia o supera i 15 mm nel maschio e i 13 mm nella femmina per cui è necessaria una diagnosi differenziale con una cardiomiopatia. La sospensione dell’attività sportiva per almeno 3-6 mesi in questo caso aiuta perché l’ipertrofia indotta dallo sport regredisce mentre nulla cambia nella cardiomiopatia ipertrofica (CMI) geneticamente determinata. In generale per tutti i pazienti con IVS non severa ed asintomatica è possibile concedere l’idoneità sportiva, meglio se di tipo aerobico e di intensità moderata, per 3-5 volte a settimana. L’idoneità agonistica è restrittiva nel caso in cui l’IVS sia associata a disfunzione ventricolare sinistra o aritmia ventricolare. I soggetti invece con diagnosi di CMI l’idoneità sportiva, è prevista solo per soggetti a basso rischio o a rischio più elevato ma già sottoposti a ICD, o per le discipline sportive a basso impegno cardiovascolare (ex. equitazione, golf, vela). Si è poi affrontato il tema delle aritmie. In particolare ci si è soffermati sulla fibrillazione atriale, in cui le evidenze scientifiche suggeriscono che una moderata attività fisica previene l’insorgenza dell’aritmia. La terapia farmacologica con classe di farmaci IC non è la scelta terapeutica migliore nei giovani atleti in quanto non scevra da effetti collaterali e se non associata a terapia beta-bloccante, durante lo svolgimento di esercizio fisico intenso, può evolvere in flutter con conduzione 1:1 e possibile degenerazione in FV. Quindi per ottenere l’idoneità è consigliata l’ablazione transcatetere con successivo nulla osta a tre mesi dall’intervento. In presenza di riscontro di extrasistolia ventricolare isolata (BEV) frequente si suggerisce un periodo di detraining di 3 mesi per eseguire le indagini volte ad escludere una cardiopatia sottostante. La riduzione del carico di BEV dopo il detraining ha un significato prognostico favorevole. D’altra parte, l’idoneità sportiva è concessa solo se non vi è storia familiare di morte cardiaca improvvisa, cardiomiopatie, nessun sintomo importante, e in assenza di BEV molto precoci o organizzati in coppie e tachicardia ventricolare non sostenuta (TVNS. Nelle TV benigne fascicolari valgono le stesse regole delle sopraventricolari. La TVS controindica lo sport a meno di cause reversibili, in cui è necessaria la sospensione dell’attività per 3-6 mesi. Se si effettua un’ablazione della TV, si può ottenere l’idoneità dopo un mese dall’intervento. Si è conclusa così la sessione con spunti interessanti e alcune certezze con cui confrontarci con questo quotidiano e importante aspetto da gestire nei nostri pazienti.

 

Antonella Spinelli ANMCO
Antonella Spinelli