Mini-simposio la consulenza cardiologica preoperatoria in italia: un percorso semplice difficile da applicare

Annachiara Aldrovandi

Come ottimizzare il percorso di valutazione del paziente candidato a chirurgia non cardiaca.

Nella sala del Borgo si è tenuto il simposio relativo allo spinoso tema della consulenza cardiologica pre-operatoria. Indubbiamente la consulenza dovrebbe essere un momento di integrazione e di gestione multidisciplinare del paziente con l’obiettivo di ottimizzare la gestione peri-operatoria. Tuttavia emerge chiaramente come spesso manchi una uniformità e condivisione dei percorsi.

Partendo dalle linee guida, la Dott.ssa Pilleri ha evidenziato le caratteristiche cliniche e operatorie fondamentali da considerare, quali la tipologia dell’intervento chirurgico e il carattere d’urgenza, la capacità funzionale del paziente e gli score di rischio raccomandati per la stratificazione del rischio peri-operatorio, come lo score di Lee e il più recente Gupta score. Viene invece raccomandato un circostanziato ricorso alle metodiche di imaging, quali l’ECG e l’ecocardiogramma, solo in casi selezionati.

A seguire il Dott. Parravicini ha approfondito il tema del monitoraggio peri-operatorio, sottolineando le indicazioni di utilizzo dei marker di laboratorio (proBNP, troponina) nei pazienti ad elevato rischio, per una tempestiva diagnosi dell’infarto miocardico peri-operatorio. La variegata gestione della consulenza cardiologica nella realtà italiana è stata oggetto di una survey condotta dall’Area Prevenzione Cardiovascolare ANMCO di cui il Dott. Mureddu ha mostrato i risultati.

Emerge chiaramente una notevole eterogeneità sia nelle modalità di richiesta della consulenza che di espletamento da parte del cardiologo, visto che solo il 36% dei cardiologi segue le raccomandazioni delle linee guida. Un altro aspetto importante è l’elevata, e spesso non giustificata, richiesta di esami strumentali pre-operatori. Il Dott. Fontanive ha approfondito il tema della gestione della terapia antiaggregante nei paziente portatori di stent coronarico, in cui oggi grazie alla continua evoluzione dei materiali è possibile ridurre la durata della doppia antiaggregazione. In questo ambito il documento ‘Stent and surgery’ è un valido ausilio per il clinico nella scelta quotidiana.

Per quanto riguarda i pazienti in terapia anticoagulante orale, la terapia bridge con eparina a basso peso molecolare è spesso sovrautilizzata, in particolare, come ha sottolineato il relatore, dovrebbe essere riservata ai pazienti in terapia con AVK con indicazione a sospensione e con rischio tromboembolico elevato, mentre non dovrebbe essere prescritta nei pazienti in NAO. Per risolvere il dilemma della gestione della terapia anticoagulante ci viene in aiuto una app appositamente creata dall’ANMCO, che sarà a breve disponibile come webapp e sugli store per smartphone, illustrata dal Dott. Silvestri, in cui inserendo i dati clinici ci viene suggerita la strategia di gestione della terapia anticoagulante più appropriata.