MAIN SESSION
SINDROMI CORONARICHE ACUTE: UPDATE 2022

di Stefano Tolone

La Main Session del pomeriggio della seconda giornata moderata dal Dott. De Nardo e dal Dott. Nardi si prefigge lo scopo di rispondere ad alcune domande spigolose.

Il Dott. Calabrò analizza quale debba essere la migliore durata della doppia terapia antiaggregante (DAPT). La fase di scelta inerente la durata della DAPT si fonda sulla stratificazione del rischio ischemico, particolarmente influenzato dalle caratteristiche della rivascolarizzazione, ed emorragico, basato su score quali ARC-HBR, ricercando un bilanciamento fra i due.  Il MASTER DAPT Trial, che ha analizzato pazienti ad elevato rischio emorragico, conferma come l’interruzione della DAPT a 30 giorni comporti un risultato di non inferiorità degli endpoint NACE e MACE ed una superiorità dell’endpoint riduzione degli eventi emorragici.  Sul versante opposto dei pazienti ad elevato rischio ischemico, con patologia multivasale o con vasculopatia periferica, il trial PEGASUS TIMI 54 conferma l’impatto positivo in termini di riduzione dell’endpoint primario della mortalità cardiovascolare con il prolungamento della DAPT con ticagrelor 60 mg.

In questo contesto di scelte inerenti la durata della DAPT spetta al Dott. Giuseppe Musumeci rispondere alla domanda se sia possibile un futuro senza aspirina nel paziente ischemico. Il Global Leaders trial condotto confrontando la terapia standard vs la terapia con ticagrelor da solo dopo un iniziale mese di DAPT nei pazienti sottoposti a PCI, ha fallito nel dimostrare una riduzione statisticamente significativa, a favore della nuova strategia, dell’outcome primario. Risultato replicato dallo STOPDAPT-2 ACS Trial condotto con clopidogrel nel paziente con SCA sottoposto a rivascolarizzazione. Pertanto questi dati sembrano allontanarci da un futuro privo di aspirina.

Ancora più intricata diventa la questione quando viene presa in esame dal Dott. De Luca la gestione del paziente con FA e sindrome coronarica acuta in cui la gestione della terapia antitrombotica deve essere eseguita cercando di evitare la maggiore complicanza non cardiaca della PCI rappresentata dal sanguinamento. Dall’analisi della metanalisi dei trial condotti sui pazienti con FA in trattamento NAO la duplice terapia con NAO si è dimostrata efficace nel registrare una riduzione degli eventi emorragici senza impattare su MACE.

La sessione prosegue con il Dott. Imazio, spostandosi su un altro fronte rappresentato dall’infiammazione che agisce nella genesi, progressione ed instabilizzazione della placca aterosclerotica. Si analizza il possibile utilizzo della Colchicina, molecola in grado di inibire l’inflammosoma, i neutrofili e l’aggregazione piastrinica, nella prevenzione secondaria di patologie cardiovascolari nei pazienti con sindrome coronarica cronica e acuta. I dati di vari trial e metanalisi mostrano la capacità della colchicina di ridurre gli endpoint primari con riduzione dell’incidenza di SCA, stroke ischemico non cardioembolico, rivascolarizzazione coronarica e morte cardiovascolare.

Il Dott. Scotto di Uccio si occupa quindi di dissezioni coronariche spontanee, argomento con poche evidenze scientifiche che si presenta spesso in modo molto subdolo. Le dissecazioni coronariche sono tra le patologie che più si giovano di una valutazione OCT che permette una corretta identificazione della patologia coronarica che sottende l’evento clinico, e così guidare la migliore strategia di rivascolarizzazione. Strategia guidata anche dalla maggiore o minore stabilità clinica del paziente potendo oscillare dalla terapia conservativa fino alla rivascolarizzazione coronarica chirurgica laddove l’anatomia coronarica risulti complessa.

La sessione si conclude sulla valutazione, condotta dal dott. Murrone, della possibile creazione di una rete per le sindromi coronariche NSTEMI analoga a quella esistente per lo STEMI. Tale valutazione estremamente puntuale non si esime dall’individuare una serie di criticità e problematiche a carico tanto dei centri spoke quanto dei centri hub, talvolta difficilmente superabili, a cui va aggiunta l’estrema disomogeneità nelle organizzazioni territoriali.

 

 

Stefano Tolone