Main session – Questioni aperte in tema di cardiologia interventistica strutturale

di Giovanni Amedeo Tavecchia
Main session interamente dedicata alla cardiologia interventistica strutturale, spaziando dalla TAVI fino ad arrivare al trattamento percutaneo della valvulopatia tricuspidalica.

La main session tenutasi in Sala Agorà è stata interamente dedicata alla cardiologia interventistica strutturale. Con la moderazione del Dott. Francesco Saia e dal Dott. Fortunato Scotto di Uccio, la sessione si è articolata in cinque approfonditi interventi, spaziando dal trattamento della stenosi valvolare aortica fino ad arrivare alle tecnologie più innovative per il trattamento della valvulopatia tricuspidalica.

La prima relatrice è stata la Dott.ssa Tiziana Attisano che si è focalizzata sull’impianto transcatetere di valvola aortica (TAVI). Punto cruciale della relazione è stato relativo all’importanza della scelta del tipo di bioprotesi da impiantare. Ad oggi sono disponibili molteplici modelli di protesi aortiche, ognuna con caratteristiche e peculiarità specifiche. Conoscere le diverse tipologie e scegliere il modello più adatto per il singolo paziente può garantire un miglior outcome e un minor tasso di complicanze a breve e lungo termine. Imprescindibile è lo studio con TC cardiosincronizzata che, grazie ad una precisa definizione anatomica, consente di identificare il tipo di bioprotesi più adatto e di minimizzare il rischio di leak paravalvolari, disturbi di conduzione e dislocazione della protesi.

A seguire, il Dott. Francesco De Felice, ha spostato l’attenzione sul trattamento della valvulopatia mitralica mediante tecnica edge-to-edge. Sono stati citati i noti studi COAPT e MITRA-FR ed è stata sottolineata l’importanza del concetto di insufficienza mitralica funzionale “proportionate” e “disproportionate” per selezionare i pazienti che possono trarre maggior beneficio dal posizionamento di Mitraclip. Inoltre, sono stati esposti i risultati dello studio GIOTTO ed è stato enfatizzato come un successo procedurale, caratterizzato da un’insufficienza residua di grado lieve o lieve-moderato, si associ ad una maggiore sopravvivenza. Infine, è stata messa in luce la possibilità di utilizzare la tecnica edge-to-edge anche in pazienti, ben selezionati, con insufficienza mitralica di tipo degenerativo ad alto rischio cardiochirurgico.

Rimanendo in tema di valvulopatia mitralica, il Dott. Giuseppe Musumeci si è concentrato sulla riparazione percutanea della valvola mitralica mediante tecnica “valve-in-valve” o “valve-in-ring”. La metodica trova applicazione in pazienti con degenerazione di bioprotesi mitralica e/o di plastica mitralica con anello che presentino un rischio cardiochirurgico troppo elevato per un intervento di redo. Dopo il primo caso descritto da Azeem Latib ed eseguito per via transapicale, si è arrivati all’esecuzione della procedura per via transvenosa mediante puntura transettale. I dati a disposizione in letteratura sono estremamente limitati, in particolar modo non è noto quale sia la strategia antitrombotica ottimale da attuare dopo l’intervento. Per quanto riguarda i dati di outcome, è stato osservato che la procedura di “valve-in-ring” si associa ad una maggiore mortalità e ad un grado di insufficienza mitralica residua più elevato rispetto alla procedura di “valve-in-valve”.

La parola è passata quindi al Dott. Alessio Gaetano La Manna che ha affrontato una tematica ancor più “avveniristica”: il trattamento percutaneo dell’insufficienza tricuspidalica. La chirurgia della valvola tricuspide è notoriamente gravata da un alto tasso di mortalità e di recidiva, da qui nasce l’esigenza di provare ad intervenire per via percutanea. È stata quindi presentata un’interessante panoramica riguardo i dispositivi attualmente in commercio (Triclip, Pascal, Cardioband ecc) e si è discusso in merito alla difficoltà di selezionare i pazienti da indirizzare a questo tipo di procedura.

La sessione si è quindi conclusa con l’intervento del Professor Francesco Musumeci che ha rimarcato l’importanza della discussione in Heart Team. L’approccio alle patologie valvolari deve necessariamente essere multimodale e deve prevedere l’integrazione di diverse figure professionali al fine di gestire in maniera ottimale il percorso diagnostico-terapeutico del paziente. Cruciale sarebbe anche la costituzione di “Heart Valve Center”, ossia centri con competenze, esperienza e risorse adeguate per il raggiungimento di standard ottimali.

Giovanni Tavecchia ANMCO
Giovanni Tavecchia