MAIN SESSION: PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE PRIMARIA NELLA PRATICA CLINICA

di Giovanna Di Giannuario

Nella sala Agorà si è tenuta una importante Main Session sulla prevenzione primaria nella pratica clinica in cui hanno moderato il Presidente Fulvio Colivicchi e il Dottor Alfredo De Nardo. Ha iniziato il Dottor Maurizio Abrignani con una relazione sulle linee guida europee, ha parlato di stratificazione del rischio nelle linee guida sottolineando gli aspetti innovativi dell’ultima edizione delle linee guida europee. Sono stati introdotti nuovi fattori di rischio quali le malattie autoimmuni ed in particolare è stato evidenziato come la artrite reumatoide rappresenti un importante e nuovo fattore di rischio cardiovascolare. Altro concetto innovativo delle linee guida europee è il rischio “life time”, ovvero il concetto non solo di presenza di un fattore di rischio ma l’importanza del tempo di esposizione durante la vita ad un determinato fattore di rischio. Nella seconda relazione il Dottor Giada ci ha parlato dell’esercizio fisico nella prevenzione della cardiopatia ischemica, tutte le linee guida mettono in classe di evidenza 1 l’esercizio fisico sia in prevenzione primaria che secondaria sia per la prevenzione della cardiopatia ischemica, ma anche dello scompenso cardiaco e dell’ictus. E’ noto che l’esercizio fisico aumenta la capacità fisica all’esercizio e la qualità di vita, riduce la morbidità, la mortalità e le ospedalizzazioni. Sia nei soggetti sani che in quelli che hanno avuto già una malattia cardiovascolare l’esercizio fisico riduce l’incidenza di mortalità, ma questo è valido per gli sporta a carattere ludico ricreativo, mentre paradossalmente l’esercizio fisico impegnativo (ad alto carico) aumenta la mortalità. I meccanismi positivi dell’attività fisica sono legati alla riduzione dei fattori di rischio, l’EF riduce l’obesità, abbassa la pressione, aumenta il metabolismo glucidico, riduce indici infiammazione, migliora la funzione endoteliale, migliora l’aspetto psicologico del paziente. A livello biochimico l’esercizio fisico aumenta il colesterolo buono HDL, riduce di 6 – 10 mmhg sia la pressione diastolica che sistolica, riduce la massa cardiaca, riduce la stifness arteriosa, migliora la funzione endoteliale, aumenta il controllo glicemico, riduce il grasso viscerale. Il paziente ideale da trattare con esercizio fisico è quello con la sindrome metabolica. Tutti i cardiologi dovrebbero in prevenzione consigliare e prescrivere esercizi aerobici ad intensità costante, o variabile per migliorare la performance, gli esercizi di forza dinamica aumentano la massa magra muscolare. La prescrizione dell’esercizio fisico dovrebbe prevedere l’intensità, la durata e il tipo di esercizio fisico, la frequenza e la durata delle sedute, esistono poi delle schede anche per la parte muscolare. L’Esercizio fisico è un presidio terapeutico di comprovata efficacia, di ottima tollerabilità, ha un rapporto costo efficacia favorevole, nell’epoca attuale una prevenzione non è completa se non viene prescritto l’esercizio fisico. Il Dottor Stefano Urbinati ha parlato di statine in prevenzione primaria. Sottolineando l’importanza del tempo di esposizione all’agente fattore di rischio, nuovo concetto di esposizione nel tempo che incrementa il rischio del diabete, dell’esposizione al fumo, della pressione o della menopausa. Ha citato i dati del Registro CARDIA (JACC, lavoro di Domanski) che identificano il rischio in base a gruppi di età prima e dopo i 40 anni divisi poi per gruppi in base al livello di LDL col. L’esposizione al fattore di rischio LDL conta di più rispetto ai trigliceridi e ai valori di pressione minima. E’ importante sapere per quanto tempo è esposto il paziente per questo è importante partire presto con la prevenzione primaria. Ci sono dati positivi (Lancet 2008) nel mondo pediatrico in cui si parla di precocità di inizio delle statine in bambini con valori elevati e familiarità per cardiopatia ischemica giovanile e ipercolesterolemia familiare (NEJM 2019) che migliora l’outcome. Una terapia tempestiva allunga l’età di insorgenza della patologia. Se trattiamo inoltre precocemente un soggetto esposto a dislipidemia, prima iniziamo la terapia prima guadagniamo in termini di età futura. Tutti gli studi consigliano un inizio precoce del trattamento della ipercolesterolemia, nelle linee guida indicazione di classe I, anche se le recenti linee guida hanno rivisto gli score di rischio e presentano delle aree grigie, con notevoli differenze tra linee guida diverse, In realtà spesso il mondo reale è diverso dal mondo delle linee guida e spesso vale il buon senso con riferimento al profilo del singolo paziente. Esiste inoltre un filone che pone invece il dubbio di un eccesso di medicalizzazione della società e che andrebbe promossa una prevenzione sugli stili di vita, certo però essendo cambiato il ruolo dello LDL da fattore di rischio a fattore causale è un elemento che va trattato in maniera efficace. Nell’ultima relazione il Dottor Mocini ci ha parlato dell’obesità che è una malattia cronica, complessa e difficile da trattare. L’obesità è una malattia ubiquitaria che riduce la aspettativa di vita aumentando la mortalità, attualmente inoltre è in fase di incremento la percentuale di obesi soprattutto nel mondo infantile. Il processo di accumulo del tessuto adiposo è un processo patologico che sviluppa poi fenomeni necrotici e infiammatori con reclutamento di cellule infiammatorie, che poi influenzano l’organismo in maniera negativa portano anche lo sviluppo di patologie neoplastiche (Nat rev. Endocrinol 2019). Sono coinvolte in questi processi numerose sostanze biochimiche, con complesse interazioni e comunicazioni con diversi recettori, sia di tipo endocrino che paracrino. La comunicazione tra epicardio e cuore è nota si pensava solo alla comunicazione cellulare coinvolta nel rimodellamento, ma esistono meccanismi complessi noti come secretoma che modulano un processo biochimico che può portare a fibrosi, a rimodellamento, ad aritmie. Quindi l’adipe è un fattore di rischio cardiovascolare, già un 5% di riduzione della massa grassa riduce il rischio CV e l’obiettivo ottimale è una riduzione del 15%. Stanno nascendo molecole antidiabetiche che riducono l’obesità, ad esempio la semiglutide e le glifozine che portano ad una riduzione del peso, della pressione e della circonferenza addominale e della PCR, con un impatto positivo di riduzione della infiammazione in questi pazienti. L’obesità è una malattia cronica, recidivante epidemica, si associa a riduzione di quantità e qualità della vita con svantaggi e disagio sociale per i pazienti, inoltre le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte in questi pazienti. Tutti noi cardiologi siamo chiamati a porre una attenzione particolare alla prevenzione cardiovascolare, perché come dice un vecchio detto “prevenire è meglio che curare”, dobbiamo cercare di evidenziare i nuovi fattori di rischio cardiovascolari (nuove LG ESC), prescrivere e raccomandare l’esercizio fisico, iniziare precocemente il trattamento delle dislipidemie (LDL elevate, ipercolesterolemia familiare) e lottando contro l’obesità dei pazienti.

 

Giovanna Di Giannuario ANMCO
Giovanna Di Giannuario