MAIN SESSION – IPERTENSIONE POLMONARE

di Giovanna Di Giannuario

Nella sala Polis si è tenuta una importante sessione – moderata dai Dottori Marco Corda e Manlio Cipriani – sulla ipertensione polmonare, una problematica che negli anni ha visto un crescente interesse sia per la diffusione della diagnosi che per l’identificazione di percorsi dedicati che portino alla scelta del trattamento clinico adeguato.

Nella prima relazione, partendo dalla definizione di embolia polmonare, si è poi arrivati alla definizione delle sue principali cause eziologiche e alla recente classificazione ESC in 5 classi presente nelle linee guida. Chiarendo che l’ipertensione polmonare non è una malattia rara, lo è l’ipertensione arteriosa polmonare primitiva, le forme più frequenti sono associate a patologie valvolari e a patologie respiratorie, nei paesi poveri inoltre vi sono le forme da schistosomiasi, HIV e altitudine. Il trend della incidenza è in aumento per i cambiamenti demografici e per la capacità di diagnosi. La genetica è utile/indispensabile nella ipertensione arteriosa primitiva per lo screening, per la diagnosi e la prognosi.

Successivamente si è parlato di definizione di ipertensione polmonare con il cateterismo attraverso i valori di pressione polmonare, resistenze vascolari e altri indici utili per distinguere tra forme pre capillari e post capillari, ma nella diagnosi al centro vi è l’ecocardiogramma.

L’ecocardiogramma deve misurare non solo Paps, ma anche la funzione del ventricolo dx e il rapporto tra ventricolo dx e sinistro, in modo da identificare il paziente che poi dovrà eseguire il cateterismo. L’ecocardiogramma inoltre è utile, in associazione al cateterismo con carico volemico, per identificare il paziente con scompenso cardiaco a frazione di eiezione preservata (HFpEF).

La funzione del ventricolo dx inoltre può essere valutata in maniera più precisa con la risonanza magnetica cardiaca. Per la disfunzione ventricolare dx vi è un capitolo molto importante sulla gestione del paziente critico in terapia intensiva, per capire in prima istanza se vi sono dei trigger, valutare lo stato di volemia, decidere se ridurre l’after-load con prostacicline e ossido nitrico, o iniziare un vasopressore per mantenere la pressione periferica. In caso di scompenso dx refrattario a terapia medica si deve valutare l’opzione delle assistenze meccaniche quali ad esempio l’impella dx o il VAD dx.

Nelle ultime due relazioni si è parlato di terapia meccanica della ipertensione polmonare di origine tromboembolica con l’intervento cardiochirurgico di tromboenderectomia che nei pazienti con diagnosi certa ha mostrato un aumento della capacità funzionale e una ridotta mortalità. Spesso però vi è un ricorso alla chirurgia in fase tardiva, in classe NYHA avanzata che rappresenta un fattore di rischio per la mortalità.

Se pensiamo all’emodinamica come necessità nella ipertensione polmonare solo per la diagnosi con il cateterismo dx, che è importante saper eseguire bene e con accuratezza (mai semplice e banale), abbiamo una visione limitata in quanto si sta affacciando nel prossimo futuro anche l’opzione terapeutica dell’angioplastica delle arterie polmonari come terapia di ricanalizzazione.

La sessione si è conclusa con un dibattito provocatorio: se sono necessari centri diffusi capillarmente per la ipertensione polmonare o è meglio avere pochi centri iperspecializzati di riferimento. Sicuramente ciò che deve essere capillarmente diffusa è la capacità di identificazione della patologia per permettere una più accurata e precoce diagnosi e cura, poi probabilmente la diagnostica e la terapia ultra specialistica è destinata a pochi centri di riferimento.

 

Giovanna Di Giannuario ANMCO
Giovanna Di Giannuario