La Cardiologia si apre ai big data

Uno degli aspetti più pragmatici dell’era in cui viviamo è “l’informatizzazione globale”, fenomeno che investe anche il campo sanitario. La condivisione di tali informazioni, adeguatamente indirizzata e gestita, può avere delle importanti implicazioni di ricerca, finendo con l’influenzare le modalità di acquisizione, di analisi, di interpretazione e di utilizzo delle ingenti moli di dati potenzialmente disponibili. La Cardiologia italiana non resta certo a guardare questa rapida evoluzione della ricerca clinica e oramai da qualche anno si è aperta verso i cosiddetti Big Data, dati provenienti dal real world attraverso i fascicoli sanitari elettronici, le prescrizioni farmacologiche, i PDTA, le anagrafiche regionali, i laboratori clinici e simili. Dall’analisi di questi dati è possibile ricostruire un chiaro identikit di un’estesa popolazione da cui poi poter estrapolare non solo degli indici del suo stato di salute ma anche, e forse è l’aspetto più importante, indicatori di processo e di esito come la risposta ad un dato trattamento, l’aderenza terapeutica, nonché i costi e la sostenibilità della spesa. Esempi in tal senso sono rappresentati dal Progetto Nazionale di Prevenzione Cardiovascolare “Banca del Cuore”, dal progetto Real World Evidence ANMCO – AIFA, dal Progetto ANMCO – Fondazione HCF – CORE – CINECA e dal monitoraggio del PDTA per lo scompenso cardiaco attraverso il database ReS, dei quali si è ampiamente discusso, illustrandone le caratteristiche, le potenzialità e i dati preliminari disponibili, all’interno della seguitissima Luncheon Main Session tenutasi in sala Anfiteatro, che ha visto avvicendarsi alcuni tra i più illustri personaggi della Cardiologia clinica e della ricerca italiana. Mai come in questo caso è stato più calzante il leitmotiv del Congresso: Watching the Future.