INCONTRO CON L’ESPERTO
Ruolo della Nutraceutica nella prevenzione cardiovascolare

di Ilaria Maraschi
L’alimentazione serve sia a ristabilire la salute sia a conservarla in chi sta bene” (Ippocrate)

Nella Sala del Parco, moderata dal Dott. Carmine Riccio e trattata dal Dott. Nicola Vitulano si è tenuta una interessantissima sessione sul Ruolo della Nutraceutica nella prevenzione cardiovascolare.

I Nutraceutici sono prodotti nutrizionali che hanno effetti che sono rilevanti per la salute, che non sono sostanze sintetiche o composti chimici formulati per specifiche situazioni e contengono nutrienti.

Hanno origine naturale, profili di rischio più basso rispetto ai composti sintetici, distinti dai supplementi dietetici, sono composti bioattivi con proprietà terapeutiche. Agiscono sui processi patologici a livello biochimico.

Riscontriamo tra i potenziali effetti benefici un’azione antiossidante, anti-infiammatoria, pro-apoptotica, regolante metabolica.

Tra i nutraceutici ritroviamo il resveratrolo, la curcumina, la piperina, la quercetina, i fitocomplessi, il fucus, l’ascofillo, la berberina, il fieno greco, il carciofo, l’olea Europea, i fitosteroli, i policosanoli.

Si è visto che hanno un meccanismo d’azione di soppressione di citochine ed enzimi pro-infiammatori ed attivano o inibiscono enzimi chiave nel signaling coinvolto nel metabolismo dei lipidi e del glucosio. Tra i benefici cardiovascolari abbiamo quindi una riduzione dell’infiammazione, un effetto cardioprotettivo endoteliale, un miglioramento del metabolismo dei lipidi e mitigano il rischio aterosclerotico.

Un miglioramento dello stile di vita e l’associazione di una supplementazione ipolipemizzante può ridurre il colesterolo LDL di 1 mmol/l (40 mg/dl).

Queste scelte sono una buona alternativa per una prevenzione primaria, in prevenzione secondaria ma non a target LDL, agli intolleranti ai farmaci, a pazienti con effetti collaterali ai farmaci, oppure per ritardare l’introduzione ai farmaci.

L’associazione di queste sostanze ne potenzia l’azione ed hanno un effetto pleiotropico.

Nello Studio PaLiMERiCa al terzo mese si è vista una riduzione delle LDL di 40 mg/dl.

Servono sicuramente ancora più studi e registri per come possiamo gestire questi farmaci nel lungo periodo.

Concludendo possiamo considerare che questa categoria di prodotti possono essere una buona opzione e da tenere in considerazione nel paziente giovane con ipercolesterolemia lieve, con un colesterolo LDL non lontano dall’obiettivo raccomandato, non idonei a ricevere terapia farmacologica, intolleranti alle statine o non titolabili, ma con LDL non ancora a target e pazienti con rischio cardiovascolare stimato come aumentato ma ancora intermedio-basso.

Bisogna comunque ricordare che a qualsiasi intervento proponiamo al paziente, che sia di questo tipo o i farmaci classici, va sempre associato un cambiamento dello stile di vita.

Ilaria Maraschi