Imaging integrato nella cardiopatia ischemica: realtà attuale e prospettive future

Giovanna Di Giannuario

Il Simposio sull’imaging nella cardiopatia ischemica, condotto da Relatori e Moderatori di grande esperienza e competenza, è stato un importante momento di riflessione sul ruolo dell’imaging integrato ed avanzato nella gestione delle sindromi coronariche.
Le linee guida europee delle sindromi coronariche prevedono nella flow chart l’uso integrato delle varie tecniche di imaging, integrazione che è molto importante soprattutto nei pazienti con rischio intermedio nei quali consente di stratificare i pazienti e di predire gli eventi cardiovascolari maggiori. Il test da sforzo, ma soprattutto l’ecostress da sforzo fisico o farmacologico, non hanno perso la loro importanza, anzi mantengono il loro ruolo nelle cardiologie e nelle ‘chest pain unit’ per limitare l’esecuzione di esami invasivi inutili e stratificare al meglio il rischio del paziente.

La TAC coronarica non sostituisce lo studio coronarografico, ma trova il suo setting ideale nel paziente con una probabilità pre-test non elevata di coronaropatia consentendo di valutare l’anatomia delle coronarie e rimodulare eventualmente anche la classe di rischio del paziente in zona intermedia. Il miglioramento dei software e degli strumenti ha portato ad una riduzione della esposizione alle radiazioni ionizzanti (< di 1 milliSivert), ad una maggiore velocità di esecuzione ed ad una minore interferenza da parte delle alterazioni del ritmo e della frequenza. I nuovi software di rielaborazione delle immagini TAC consentono infine di valutare in modo non invasivo le stenosi coronariche dubbie o complesse tramite il calcolo della fractional flow reserve (FFR).La Risonanza magnetica cardiaca presenta tre importanti punti di forza nella cardiopatia ischemica: 1) lo studio dei volumi e della funzione sistolica, 2) la caratterizzazione tissutale pre e post, 3) la perfusione con stress. La Risonanza magnetica con late ehnancement (gadolinio) permette l’identificazione delle cicatrici tissutali e della percentuale di fibrosi miocardica ed è al momento la tecnica gold standard per la caratterizzazione tissutale, è inoltre in grado di identificare eventuali regioni di edema e apposizioni trombotiche post infartuali. Recenti studi clinici hanno evidenziato l’importanza della risonanza nei MINOCA (infarto a coronarie indenni), nella ricerca delle cause di arresto e nella stratificazione prognostica del rischio aritmico post sindrome coronarica. Nessuna tecnica da sola è sufficiente per inquadrare il paziente ischemico a 360 gradi, ma ognuna delle tecniche ha un valore aggiunto che può modificarne la gestione clinica. Avere a disposizione un laboratorio di imaging con ecostress, coroTAC e cardio RMN rappresenta un grande vantaggio per l’iter diagnostico e la stratificazione prognostica della cardiopatia ischemica.