In questa accattivante sessione gli esperti si confronteranno su un argomento che sta acquisendo sempre più interesse: la rivascolarizzazione miocardica ibrida Vs la rivascolarizzazione miocardica percutanea o chirurgica in toto.
Ormai da anni si sente parlare di rivascolarizzazione miocardica ibrida, con questo termine si intende l’utilizzo combinato di tecniche chirurgiche e percutanee per ottenere la rivascolarizzazione coronarica completa in pazienti con coronaropatia multivasale. Secondo le ultime linee guida internazionali sulla rivascolarizzazione miocardica, la rivascolarizzazione ibrida con graft arterioso in arteria mammaria interna per l’interventricolare anteriore associata ad angioplastica con impianto di stent per le restanti lesioni, rappresenta un alternativa valida al bypass tradizionale in pazienti selezionati. Teoricamente, l’ approccio ibrido, può avere vari vantaggi: in primo luogo l’utilizzo di tecniche chirurgiche mini invasive può favorire un più rapido recupero dopo l’intervento riducendo i tempi di degenza e, non meno importante, permette di evitare il ricorso a graft in vena safena che notoriamente hanno un’alta incidenza di occlusione a lungo termine ed incrementano i rischi procedurali legati all’intervento. La maggiore preoccupazione legata alla scelta della rivascolarizzazione ibrida, tuttavia, è rappresentata dal fatto che le tecniche chirurgiche mini invasive possano peggiorare la qualità delle anastomosi dei graft in arteria mammaria interna incrementando l’incidenza di occlusioni o stenosi all’anastomosi a lungo termine. In caso di rivascolarizzazione ibrida resta inoltre da definire se sia più conveniente procedere prima alla rivascolarizzazione chirurgica o a quella percutanea e se le due procedure debbano essere eseguite nel corso del medesimo ricovero o meno. Questo problema potrebbe vanificarsi utilizzando la tanto promettente sala ibrida dove poter eseguire sia la rivascolarizzazione percutanea che quella chirurgica nel corso della stessa seduta operatoria.
Cercando di superare le storiche diatribe tra cardiologi interventisti e cardiochirurghi, gli specialisti di queste due discipline ci illustreranno pro e contro di questa promettente strategia di rivascolarizzazione analizzando criticamente i vantaggi e gli svantaggi rispetto alle consolidate modalità di rivascolarizzazione. In un intervista il Dr Riccardo Codecasa ci ha anticipato che illustrerà la promettente tecnica TECAB (Totally Endoscopic Coronary Artery Bypass). Si tratta di una tecnica chirurgica endoscopica che si avvale dell’ausilio della robotica e permette l’esecuzione di bypass multipli senza necessità di sternotomia. Il primo intervento eseguito con successo utilizzando questa metodica risale al 1998 ad opera del Dr Loulmet e da allora la tecnologia ha fatto notevoli progressi rendendo ormai plausibile l’inizio di programmi di training per diffondere tale metodica.
Questa sessione appare particolarmente interessante anche per giovani cardiologi interventisti e cardiochirurghi in formazione: se il futuro mantiene le promesse gli specialisti delle due discipline lavoreranno sempre più spesso fianco a fianco per offrire il meglio la miglior opzione terapeutica per la cura ottimale del paziente.