FOCUS
LE ARTIMIE VENTRICOLARI NEL GIOVANE

di Stefano Tolone

Un problema sempre attuale per il Cardiologo clinico è la gestione degli eventi aritmici nel paziente giovane. Ma a darci spunti interessanti per questo temuto “capitolo” della cardiologia è stata la sessione moderata dal dott. Arabia e dal dott. Giada caratterizzata da due interessanti relazioni e da una vivace discussione

La dott.ssa Casavecchia ci fornisce utili indicazioni su come sfruttare al massimo del potenziale le informazioni fornite dalla RMN Cardiaca, sia per l’inquadramento diagnostico che prognostico. Tale metodica rappresenta infatti il gold standard nello studio della funzione bi-ventricolare, consentendo altresì una caratterizzazione tissutale, con determinazione dell’eventuale infiltrazione adiposa, della presenza di edema e fibrosi; elementi cardini per l’inquadramento diagnostico

In particolare con l’identificazione del late gadolinium enhancement e il T1 mapping, è possibile ottenere un’analisi della fibrosi sia di tipo qualitativo, permettendo una differenziazione fra forme ischemiche e non ischemiche, che di tipo quantitativo, ottenendo in questo modo anche una stratificazione prognostica del paziente studiato, come indicato dai dati dello studio ITAMY.

A chi riservare una metodica di terzo livello? L’anamnesi del paziente e i dati ottenibili da esami di primo livello quali ECG ed ecocardiogramma e Holter ECG rappresentano gli strumenti fondamentali per cercare una risposta non semplice a questa domanda. Infatti una morfologia delle extrasistoli ventricolari con aspetto a BBdx e asse superiore, un QRS di durata superiore a 130 msec, unitamente ad una storia familiare positiva per SCDs consente di individuare categorie di pazienti a rischio maggiore di eventi aritmici.

Nella seconda relazione del dott. Covino si è quindi cercato di rispondere ad un’altra spigolosa domanda: quando e come proteggere con ICD. Le linee guida ESC mettono ordine sulle indicazioni all’impianto di device nelle diverse patologie aritmiche quali S. di Brugada, S. del QT lungo o corto, Cardiomiopatie infiltrative e restrittive. Ma quale device per la migliore protezione? ICD convenzionale o dispositivo sottocutaneo?

Il Dr Covino ricorda come con ICD con elettrocatetere endocavitario consente di avere a disposizione la possibilità di erogare terapie ATP talvolta utile strumento per accompagnare la storia naturale di questi pazienti.

La sessione si conclude che una brillante discussione dalla quale si rafforza sempre più l’importanza del ragionamento clinico e dell’interpretazione e contestualizzazione dei dati strumentali al fine di fornire al giusto paziente nel giusto setting il miglior esame strumentale e la migliore terapia.

 

Stefano Tolone