BIOMARCATORI DI INSUFFICIENZA CARDIACA E DISFUNZIONE VENTRICOLARE UP TO DATE

Sonia Lo Iacono

L’utilizzo dei biomarcatori nella insufficienza cardiaca viene dalla necessità di individuare quei pazienti ad alto rischio che necessitano di interventi più consistenti. Il Dott. Clemenza, durante il focus, ha fatto un excursus storico dei trial sull’argomento (STOP-trial, PONTIAC). Sicuramente BNP e troponina sono marker prognostici ed indicatori di malattia. L’ECG e il BNP riescono ad individuare pazienti ad alto rischio con disfunzione ventricolare sinistra asintomatica.

Altro marker è la galectina, indicatore di fibrosi miocardica ed associato pertanto ad una prognosi peggiore. I pazienti che rispondono al trattamento farmacologico con una diminuzione significativa dei livelli circolanti di BNP o NT proBNP hanno una migliore prognosi, in particolare rispetto alla diminuzione della mortalità e/o di eventi cardiovascolari maggiori, tuttavia le informazioni provenienti dai vari studi clinici sulla terapia guidata dai peptidi natriuretici non sono conclusive per l’ampia eterogeneità del campione.

Le metanalisi sulla insufficienza cardiaca evidenziano che la terapia guidata con i peptidi natriuretici riduce significativamente la mortalità solo nei pazienti con età <75 anni, mentre l’ospedalizzazione è ridotta per tutte le fasce d’età. È da considerare appropriato il dosaggio del peptide natriuretico in un paziente con scompenso cardiaco acuto o riacutizzato almeno all’ammissione ed alla dimissione per valutare la risposta del paziente alla terapia somministrata, è da considerarsi significativa una riduzione dei livelli >30%.

Nello scompenso cronico un monitoraggio nel tempo dei peptidi natriuretici rappresenta una valida opzione in aggiunta al monitoraggio clinico e strumentale al fine di orientare le scelte terapeutiche e gestionali.

Un contributo fondamentale per le nostre scelte ci viene fornito dal Documento di Consenso ANMCO/ELAS/SI Bio C che raccomanda il dosaggio dei peptidi natriuretici per la diagnosi differenziale di scompenso cardiaco nei pazienti con dispnea grazie al suo elevato grado di sensibilità clinica anche se il dosaggio non è in grado di discriminare il tipo di disfunzione (sistolica verso diastolica). Nell’interpretazione dei dosaggio di BNP occorre considerare fattori confondenti come l’obesità e l’insufficienza renale. Si è specificato infine come il trattamento con neprilisina aumenti i valori di BNP e come vadano evitati i dosaggi seriati, tranne nel contesto della instabilizzazione clinica per valutare l’andamento della terapia.