ESC IFC “The cutting edge of cardiology: the science, the trials and the guidelines”

Giovanna Di Giannuario

Il Simposio Congiunto ESC/IFC è stato moderato dal Dottor S. Urbinati, dal Dottor D. Gabrielli e dal Dottor F. Colivicchi e con collegamento live del Professor C. Indolfi hanno introdotto e commentato gli interventi di cardiologi italiani leader nella società europea.

Ha iniziato le relazioni il Professor F. Cosentino, che ci ha introdotto le novità delle nuove Linee Guida: la prima la riclassificazione del rischio nel paziente cardiovascolare affetto da diabete mellito tipo 2 in base all’età del paziente e alla durata negli anni del diabete.

Una grande novità è rappresentata dai nuovi farmaci antidiabetici SGLT2, empaglifozine e GPL2 che hanno dimostrati negli studi di ridurre gli eventi e la mortalità più del 30% e per tale motivo hanno una indicazione nei pazienti cardiovascolari di classe IB. L’altra novità è il disegno di un algoritmo terapeutico in base al rischio cardiovascolare del paziente diabetico. Sicuramente le nuove Linee Guida spingono verso un approccio individualizzato guidato dalla classe di rischio.

In futuro sicuramente è auspicabile che si possano creare dei gruppi di lavoro con cardiologi, diabetologi e nefrologi.

La Professoressa S. Priori ha trattato le novità delle nuove Linee Guida sul trattamento delle tachicardie ventricolari, sottolineando come la grande novità sia rappresentata dalla diffusione del trattamento ablativo. L’ablazione transcatetere presenta una classe di indicazione I B per le forme di tachicardia ventricolare monomorfe incessanti e ripetute sia in caso di cardiomiopatie non ischemiche ed ischemiche, mentre non è consigliata in caso di TV monomorfe ricorrenti sostenute nelle cardiomiopatie ipertrofiche. In caso di displasia aritmogena la ablazione di TV è indicata nelle tachicardie ventricolari ricorrenti ma non può essere considerata un trattamento sostitutivo all’impianto di ICD endocavitario. In questi giorni sono stati pubblicati i dati sull’ICD sottocutaneo (s-ICD) che ha una indicazione di classe I e IIA in pazienti con indicazione ad impianto di ICD e senza necessità di pacing, che hanno dimostrato una non inferiorità dello s-ICD per shock appropriati e minor complicanze legate all’impianto (1,2 sICD vs 6,6% ICD).

Il Professor M. Roffi ha parlato dei dati sul trattamento della stenosi del tronco comune e del dibattito sull’utilizzo della tecnica percutanea vs la chirurgia cardiaca con CABG.

10 anni fa circa in un lavoro di Lancet veniva affermata la superiorità del CABG vs la terapia medica nel trattamento delle stenosi del tronco comune con una riduzione della mortalità del 41% ed una indicazione di classe I.

Successivamente negli anni l’IRIS Main registry condotto su 5.833 pazienti dimostrava la minor mortalità della PCI (11%) vs CABG (14%) vs terapia medica (32%).

Attualmente negli ultimi anni sono stati pubblicati degli studi con risultati contrastanti che hanno mostrato una eterogeneità dell’efficacia della PCI sul tronco comune, nello studio Execel mortalità più alta per il gruppo trattato con PCI, nello studio Noble nessuna differenza di mortalità. In conclusione analizzando la mortalità a 10 anni possiamo dire che non vi sono con le tecniche attuali grandi differenze nell’incidenza di mortalità nel trattamento del tronco comune con PCI vs CABG, probabilmente in ogni paziente va indicata dall’Heart Team la strategia più appropriata.

Ha chiuso il Simposio il Presidente Designato ANMCO, il Dottor Colivicchi, che ci ha parlato delle grandi novità delle Linee Guida sul colesterolo, che hanno trasformato i valori elevati di lipoproteine da fattore di rischio a causa eziologica dell’aterosclerosi. Dagli studi scientifici emerge come esista una associazione dose dipendente tra la concentrazione delle lipoporteine e gli eventi cardiovascolari avversi.

Le Linee Guida del 2019 hanno modificato i livelli di riferimento in prevenzione secondaria abbassando ulteriormente il cutt off, indicando un trattamento a step che prevede un graduale incremento della terapia aggiungendo dopo l’inizio della statina in primis l’ezitimibe fino alla terapia con PCSK9 inibitori.

Sicuramente alla luce della relazione lineare eziologica dei livelli di lipoproteine con gli eventi cardiovascolari siamo chiamati a trattare in maniera precoce e più efficace possibile i nostri pazienti dislipidemici.

Giovanna Di Giannuario