COSTRUIRE LA RETE PER LO SHOCK CARDIOGENO

Christos Katsanos

“Nessuna cosa ci appartiene, soltanto il tempo è nostro” – Seneca.

Fin dalla sua nascita nei tempi antichi, la Medicina ha sempre dovuto lottare contro il tempo e questo rimane vero ai nostri giorni, tanto più che oggi rispetto al passato è perfettamente noto come molte patologie e condizioni cliniche siano tempo-dipendenti il che equivale a dire che è assolutamente necessario che la organizzazione sanitaria sia in grado di creare delle reti che riescano non solo a riconoscere rapidamente una malattia, ma a trattarla in tempi utili affinché la prognosi dei pazienti sia la migliore possibile. Lo shock cardiogeno è una di queste condizioni tempo-dipendenti, una patologia ad elevata mortalità nella quale il fattore tempo è determinante e per la quale, secondo le ultime LG ESC, il trasferimento del paziente ad un centro di riferimento è in classe IC.

La rete necessaria a soddisfare questa indicazione deve permettere un rapido riconoscimento della condizione, specialmente se secondaria a cause reversibili, mettendo quindi in atto tutti quegli interventi, dalla rivascolarizzazione coronarica al supporto emodinamico, in una escalation di invasività e complessità, volta ad evitare l’evoluzione verso un quadro di shock cardiogeno e quindi volta a massimizzare la sopravvivenza del paziente.

Il centro Spoke ed il Pronto Soccorso devono identificare lo shock rapidamente (bassa PA, segni di ipoperfusione, oliguria, alterato stato mentale, lattati >2-4 mmol/l), riconoscere le possibili cause (sindrome coronarica, peggioramento dello scompenso, Tako-Tsubo, miocardite) ed iniziare il trattamento adeguato. Lo stretto monitoraggio emodinamico, anche invasivo quando necessario, deve guidare le decisioni terapeutiche, da quelle di prima linea (amine vasoattive e/o farmaci vasopressori) fino all’impiego di supporto meccanico (contropulsatore, ECMO, Impella).

Per la corretta gestione di questa complessa patologia il centro HUB deve dotarsi di un TEAM multi-specialistico per la gestione dello scompenso acuto costituito dal laboratorio di emodinamica (h24 per la rivascolarizzazione miocardica, impianto percutaneo device di assistenza, IABP, Impella, ECMO), dalla cardiochirurgia, dalla chirurgia toracica, dalla chirurgia vascolare e dalla radiologia interventistica h24. Non ultima la possibilità di avere un ECMO team che si rechi presso l’Ospedale periferico per il posizionamento dell’assistenza ed il successivo trasferimento del paziente presso il centro di riferimento con una ambulanza dedicata, ricordando però che questa opportunità non può prescindere una corretta e precisa indicazione delle indicazioni, per evitare impianti troppo precipitosi o al contrario tardivi.