CORSO AVANZATO ELETTROCARDIOGRAFIA: UNA REALTÀ IN EVOLUZIONE – PARTE 2

di Antonella Spinelli

Ad aprire la sessione sul corso di elettrocardiografia è stato il Dott. Lumera che ha parlato di cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro (ARVC), una malattia ereditaria caratterizzata dalla sostituzione del miocardio con tessuto fibro-adiposo, substrato che espone al rischio di insorgenza di aritmie e di morte cardiaca improvvisa. Il test genetico è indicato e l’identificazione di una mutazione (fino al 73% dei probandi) è un criterio importante per la diagnosi. Il gruppo di Padova ha recentemente pubblicato un update sui criteri per la diagnosi di cardiomiopatia aritmogena, alla luce dei progressi e delle conoscenze acquisite in questo ambito negli ultimi 10 anni. Similmente ai report del 1994 e a quello del 2020, i criteri di riferimento per la diagnosi sono basati su un approccio multi-parametrico che valuta anomalie strutturali, funzionali, caratterizzazione tissutale, alterazioni elettrocardiografiche e background familiare/genetiche. La novità di questi criteri consiste nell’introduzione della caratterizzazione tissutale attraverso la risonanza magnetica cardiaca per il riconoscimento della sostituzione fibro-adiposa di entrambi i ventricoli. Nel report del 2010 non veniva riportata a causa della scarsa esperienza in tale ambito. A livello elettrocardiografico tra i criteri maggiori è menzionata l’inversione dell’onda T nelle precordiali destre (V1-V3) da ritenersi anomala dopo aver terminato lo sviluppo puberale e in assenza di BBdx completo. Tra le novità dei criteri vi è il declassamento in criterio minore dell’onda epsilon nelle derivazioni V1-V3 e incluso nei criteri minori lo slargamento del QRS > 55 ms misurato dal nadir dell’onda S alla fine del QRS. Si è menzionata anche la frammentazione del QRS che risulta un parametro poco specifico ma ad insorgenza precoce e il basso voltaggio del QRS < 0,5 mV nelle derivazioni precordiali. Tra i criteri maggiori rientrano la frequente extrasistolia ventricolare (> 500/24 ore), TVNS o TV sostenuta con morfologia a BBsin e asse deviato superiormente. Dopo aver stratificato il rischio la domanda è quando è necessario impiantare un ICD? Ha una indicazione di classe I in pazienti sopravvissuti ad arresto cardiaco, TV sostenuta, severa disfunzione contrattile globale destra o sinistra (FE < 35 % o FAC del ventricolo destro < 17%). Ha indicazione in classe IIa nei pazienti con episodi sincopali, TVNS, moderata disfunzione ventricolare sinistra (FE 36-45% o FAC del ventricolo destro 18-24%) e indicazione in classe II b se presente uno qualsiasi tra i criteri minori (giovane età, sesso maschile, frammentazione del QRS, bassi voltaggi del QRS, inducibilità di aritmie, presenza di esteso tessuto fibroadiposo alla RMN cardiaca). Ha successivamente preso la parola il dr Martini facendo una lucida analisi sugli aspetti elettrocardiografici e fisiopatologici della sindrome di Brugada e ammettendo che a causa della complessità della stessa, non sa definire se porre tale diagnosi è questione di ignoranza, di sadismo o di interesse. Ha ribadito il concetto che la sindrome di Brugada non è un pattern ECG isolato, è l’insieme delle caratteristiche cliniche che definiscono la patologia. Ha inoltre dimostrato i dati della letteratura a favore del fatto che la sindrome non può più essere considerata una patologia funzionale ma un vero e proprio disturbo di conduzione a livello del fascio di His localizzato nel tratto di efflusso del ventricolo destro. Il ritardo di attivazione elettrica a livello infundibolare sarebbe responsabile della comparsa delle anomalie elettrocardiografiche che riscontriamo all’ecg di superficie. Ha anche ribadito che è necessario porre diagnosi differenziale con le possibili fenocopie e concluso la sessione sulla sicurezza dei dati della letteratura in merito all’ablazione epicardica del tratto di efflusso ventricolare destro confermata dagli studi di Pappone in soggetti sintomatici e portatori di ICD.

Antonella Spinelli
Antonella Spinelli