La sessione sulla cardioncologia moderata dal Dott. Oliva e dalla Dott.ssa Canale ha aperto un momento di approfondimento su un settore sempre più centrale nella cardiologia moderna. Con il titolo suggestivo “Cardioncology in Wonderland”, la Dott.ssa Canale ha voluto rappresentare la disciplina come un viaggio in un mondo nuovo, ancora da esplorare, dove cardiologia e oncologia si incontrano e si integrano sempre di più.
La necessità di questa integrazione è resa evidente dai progressi terapeutici in campo oncologico e dal crescente numero di pazienti sopravvissuti al cancro. In questo scenario, la cardioncologia non è più un ambito accessorio, ma un pilastro fondamentale della medicina contemporanea.
Il Dott. Dimitrios Farmakis, presentato come il “Brucaliffo” della sessione, ha tracciato un percorso storico delle terapie antineoplastiche e del loro impatto sulla salute cardiovascolare. Dalle antracicline, introdotte negli anni ’60 e note per la loro potente efficacia ma anche per la cardiotossicità latente, si è passati negli anni ’90 al trastuzumab, farmaco salvavita ma associato a rischio di disfunzione ventricolare sinistra, spesso reversibile.
L’evoluzione terapeutica ha proseguito il suo corso con gli inibitori della tirosin-chinasi e, più recentemente, con gli immuno-checkpoint inibitori (ICI), capaci di indurre risposte immunitarie potenti ma potenzialmente dannose per il cuore. Anche le terapie CAR-T, all’avanguardia in oncologia, hanno introdotto nuove forme di tossicità cardiovascolare.
Le forme di cardiotossicità oggi riconosciute vanno ben oltre la semplice disfunzione di pompa: includono miocarditi, coronaropatie, aritmie, ipertensione e sanguinamenti. A rendere ancora più complessa la gestione è l’enorme variabilità individuale nel rischio di sviluppare complicanze, legata a fattori genetici, clinici e ambientali.
Il Dott. Farmakis ha sottolineato l’importanza di un’attenta valutazione pre-terapia, un monitoraggio durante il trattamento e un follow-up prolungato, anche a distanza di molti anni dalla terapia oncologica, soprattutto nei pazienti sopravvissuti al cancro, che restano a rischio di eventi cardiovascolari severi.
Nel ruolo simbolico del “Grifone” il Dott. Alexander Lyon ha portato l’attenzione su ciò che nella cardioncologia odierna non può più essere trascurato. Chair delle linee guida ESC 2022 e figura chiave del Royal Brompton Hospital di Londra, Lyon ha sottolineato l’aumento costante del numero di pazienti oncologici e la crescente complessità delle terapie.
Con oltre 40 anni di evidenze sulla tossicità delle antracicline, oggi si aggiunge la sfida delle terapie combinate, che spesso agiscono su vie differenti e possono produrre effetti cardiotossici sovrapposti. L’elenco dei farmaci a rischio si allunga continuamente, richiedendo approcci sempre più personalizzati.
Un dato significativo emerso dalla sua relazione è il triplicarsi delle consulenze cardioncologiche in soli due anni. Nonostante i rischi, è incoraggiante sapere che l’88% dei pazienti riesce a completare i trattamenti oncologici senza complicanze cardiache gravi, grazie a una gestione integrata e preventiva.
Le linee guida ESC sottolineano che il rischio di cardiotossicità varia in base al paziente, al farmaco e alla fase del trattamento. Per questo motivo sono stati sviluppati strumenti come applicazioni cliniche HFA, in grado di stimare il rischio a lungo termine, facilitando la decisione clinica in tempo reale.
Infine, Lyon ha proposto un cambio di paradigma: le malattie cardiovascolari non sono solo una conseguenza del cancro, ma possono influenzarne attivamente la progressione. Numerosi studi confermano oggi una relazione bidirezionale tra cuore e tumore, rendendo ancora più necessario un approccio integrato.
Particolarmente toccante è stato l’intervento del Dott. Richard Stephens, dal titolo “How Cardioncology Became More Comprehensive in Cancer Patients’ Care”. La sua testimonianza ha unito rigore scientifico ed esperienza personale, essendo egli stesso sopravvissuto a una neoplasia. Stephens ha elogiato il carattere multidisciplinare e inclusivo delle nuove linee guida cardioncologiche, in particolare per l’esistenza di una versione “patient-friendly” che consente ai pazienti di comprendere e partecipare attivamente al proprio percorso terapeutico.
Ha ribadito l’importanza del follow-up a lungo termine, soprattutto per i pazienti che hanno avuto esposizione a trattamenti cardiotossici. La prevenzione, ha sottolineato, non si esaurisce alla fine del trattamento oncologico: deve diventare parte integrante della vita del paziente, con attenzione allo stile di vita e alla salute cardiovascolare complessiva.
Il suo intervento ha portato al centro la necessità di una medicina empatica, partecipata e informata, in cui il paziente è davvero protagonista del proprio percorso di cura.
A chiudere la sessione è stato il Dott. Pietro Ameri, presentato come “il Bianconiglio”, guida simbolica verso ciò che ancora deve essere scoperto. Il suo intervento, “Perspectives in Cardio-Oncology Research”, ha delineato le principali sfide per il futuro della ricerca cardioncologica.
Tra le priorità, Ameri ha indicato la necessità di studi clinici dedicati e la raccolta armonizzata di dati. In particolare, ha approfondito il tema della miocardite da inibitori dei check-point immunitari (ICI), una complicanza rara ma con mortalità elevata (fino al 50%). I dati preliminari di uno studio internazionale su 126 pazienti indicano un beneficio con steroidi ad alte dosi, ma l’esperienza è ancora limitata e il timing ottimale della terapia resta incerto.
Ameri ha evidenziato anche le conseguenze cliniche della sospensione precoce degli ICI nel sospetto di miocardite, spesso non confermato: solo il 40% dei pazienti riesce a riprendere la terapia, con possibile impatto negativo sulla prognosi oncologica.
Infine, ha posto l’accento su un problema metodologico rilevante: la discrepanza tra modelli preclinici e trial clinici, che impone una riflessione su come strutturare in modo più efficace la ricerca traslazionale.
La sessione “Cardioncology in Wonderland” ha rappresentato un viaggio nel cuore della medicina moderna, tra sfide cliniche, prospettive scientifiche e profonde riflessioni umane. Un percorso che ha unito visione, conoscenza e sensibilità, ricordando che la cura del cuore è anche cura della vita – durante, dopo e oltre il cancro.
