CONTROVERSIA
Linee guida ESC 2024: esistono soggetti con pressione arteriosa elevata e soggetti ipertesi?

di Giovanna Di Giannuario
Le nuove linee guida introducono una nuova classificazione dell’ipertensione arteriosa che ha creato una area grigia sul trattamento di una fascia di pazienti classificati come pazienti con pressione arteriosa normale elevata, su questa definizione si è accesa la controversia

Nella sala del Borgo si è tenuta una controversia molto interessante tra il Dott. Murrone e il Dott. Verrecchia sulla necessità del trattamento farmacologico dei pazienti che secondo le nuove Linee Guida ESC del 2024 sull’ipertensione arteriosa, vengono classificati come pazienti con “pressione arteriosa normale elevata”; tale nuova classificazione rappresenta un’area grigia oggetto di dibattito.

Il Dott. Murrone apre la controversia descrivendo la nuova classificazione ESC che identifica 3 gruppi di pazienti in base ai valori pressori: 1) pressione arteriosa non elevata al di sotto di 120/70, 2) pressione arteriosa elevata 120-129 e 3) pressione arteriosa alta al di sopra di 140. Un’analisi su oltre un milione di soggetti ha mostrato che il gruppo a pressione arteriosa elevata e il gruppo con ipertensione alta hanno un rischio cardiovascolare diverso a 5 anni e a lungo termine.

Il vantaggio della terapia farmacologica è ridurre gli eventi cardiovascolari, dividendo i pazienti con pressione elevata in due gruppi in base al livello di rischio cardiovascolare alto o basso; il trattamento farmacologico ha un effetto diverso nel ridurre i MACE nei due diversi gruppi in base al rischio cardiovascolare.

I pazienti con pressione arteriosa elevata che hanno un rischio cardiovascolare elevato hanno un andamento prognostico diverso rispetto a quelli con rischio cardiovascolare basso; quindi, gli score di rischio possono modificare l’indicazione a trattamento terapeutico.

Nelle Linee Guida vengono descritti i fattori di rischio cardiovascolare classici, ma anche nuovi fattori di rischio che modificano il profilo di rischio cardiovascolare quali: l’ipertensione gestionale, la pre-eclampsia, eventuali aborti, le malattie autoimmuni.

Il Dott. Paolo Verdecchia ha sostenuto nella controversia la posizione “No non ci sono evidenze”; anche lui è partito dalla nuova classificazione delle Linee Guida ESC sottolineando le differenze con le Linee Guida americane e con le Linee Guida della società di ipertensione e le vecchie Linee Guida del 2018. Ha sottolineato come l’unica certezza sia che al di sopra di valori 140 su 90 mmHg, tutti i pazienti vanno trattati sia con rischio cardiovascolare alto che basso, il problema è chi, cosa, quando e come trattare i pazienti con pressione elevata 120-139 o 70-89. La classificazione dell’ipertensione non è a scopo prognostico ma terapeutico.

Probabilmente vanno distinti due sottogruppi con pressione elevata a due piani, 120-129 e 70-79, elevata 130-139 e 80-89 e sarebbe opportuno trattare i pazienti solo se sono ad alto rischio e quindi coesistono fattori di rischio cardiovascolare classici: diabete, insufficienza renale cronica, ipercolesterolemia familiare, o 5-10%, oppure ci sono segni di danno d’organo (quali calcium score, placche carotidee) oppure possono essere presenti dei fattori di rischio modificanti quali: malattie autoimmuni, aborti, pre-eclampsia e altri. Appare importante valutare il paziente a 360 gradi valutando anche altre comorbidità e la coesistenza di altri problemi quali obesità, sedentarietà; su questi pazienti siamo chiamati ad essere incisivi e a lavorare in maniera aggressiva con la terapia.

La sessione si è conclusa in maniera interattiva ed è stata eseguita una votazione telematica sui cellulari da parte dell’audience, che ha votato maggiormente la posizione del Dott. Verrecchia “No, non ci cono evidenze” nella gestione della pressione arteriosa elevata.

 

 

Giovanna Di Giannuario ANMCO
Giovanna
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