TERAPIA FARMACOLOGICA CARDIOVASCOLARE NEL GRANDE ANZIANO

Emilia Biscottini
Aumento dell’aspettativa di vita significa un numero sempre maggiore di pazienti ultra-ottantenni che ricorrono alle nostre cure; in assenza di forti evidenze scientifiche, siamo spesso guidati soltanto dal buon senso clinico.

Un valido consiglio è quello di impostare terapie farmacologiche che favoriscano la compliance, come la mono – somministrazione giornaliera oppure i sistemi transdermici
Di fronte al paziente anziano è di fondamentale importanza valutare le diverse opzioni terapeutiche in base alla loro reale efficacia, alla possibile presenza di eventi avversi ed alla loro accettazione da parte del paziente, cercando di prescrivere una terapia che non solo sia efficace, ma anche facilmente gestibile e somministrabile

Noi tutti stiamo assistendo ad un evidente processo di invecchiamento della popolazione generale, con un conseguente e progressivo aumento dei soggetti di età superiore ad 80 anni (i cosiddetti “grandi anziani”) che sempre più affollano i nostri reparti. Sappiamo che le malattie cardiovascolari rappresentano ad oggi la principale causa di morte nell’anziano ma anche e soprattutto la principale causa di morbilità e di inabilità e che spesso le presentazioni di malattia sono differenti rispetto a quelle dei soggetti più giovani. Se infatti, nei soggetti adulti l’infarto miocardico rappresenta la principale causa di morte per cardiopatia, nell’anziano la patologia cardiaca più frequente è lo scompenso cardiaco, con evidenti conseguenze di gestione e di costi legati ai ripetuti ricoveri. E nonostante si sia assistito negli ultimi anni ad una progressiva riduzione, in tutti i gruppi di età, della mortalità globale per infarto miocardio, ictus e malattie cardiovascolari, l’incidenza di tali patologie nell’ambito della popolazione anziana è in costante aumento. Come districarci tra comorbilità e fragilità? Il Forum ANMCO dedicato al “grande anziano”, in programma il 6 giugno (ore 14.00, sala Washington), ci guiderà in un territorio delicato ma sul quale ci troviamo ogni giorno a camminare con mille dubbi ed incertezze… Sono applicabili le stesse indicazioni delle Linee Guida, considerando che il paziente ultra ottantenne è escluso da molti studi clinici? Quando possiamo o addirittura dobbiamo essere meno aggressivi? Molte sono le criticità che il paziente anziano può presentare: la patologia coronarica è spesso caratterizzata da stenosi coronariche calcifiche, di difficile diagnosi a causa della attività fisica limitata per la presenza di arteriopatia periferica o di artropatie che riducono la probabilità di manifestare i sintomi da ridotta riserva coronarica; patologie concomitanti quali la demenza o patologie respiratorie croniche possono mascherare la diagnosi; la politerapia farmacologica risulta spesso difficile da gestire ed accettare, favorendo una ridotta aderenza. Di fronte al paziente anziano è di fondamentale importanza valutare le diverse opzioni terapeutiche in base alla loro reale efficacia, alla possibile presenza di eventi avversi ed alla loro accettazione da parte del paziente, cercando di prescrivere una terapia che non solo sia efficace, ma anche facilmente gestibile e somministrabile. Può essere utile coinvolgere i caregiver, motivarli nella gestione “globale” del paziente anziano, per il quale anche la corretta alimentazione, l’introito idrico e l’igiene sono elementi fondamentali di una corretta terapia e di una prognosi migliore. Noi cardiologi invece, non dobbiamo dimenticare che “ottimizzare la terapia” in questi casi può avere un diverso significato rispetto a quando trattiamo un paziente più giovane e meno compromesso. Nell’ambito della cardiopatia ischemica, ad esempio, si deve tentare come prima misura l’ottimizzazione della terapia medica, considerando il rischio di eventi emorragici legati a procedure invasive e la loro stretta correlazione con una prognosi sfavorevole, sia a breve che a lungo termine. Parlando di ipertensione arteriosa invece, un approccio terapeutico meno aggressivo sembra ragionevole per evitare il rischio di incorrere in eventi avversi e quindi in un aumento della mortalità generale. Forse solo muovendoci tra poche ma ragionevoli certezze, possiamo limitare errori ed eventi avversi. Il Forum ANMCO nasce proprio con l’intento di rispondere a queste comuni necessità!