SIMPOSIO TRICUSPIDE VALVOLA NON PIÙ DIMENTICATA

di Ilaria Garofani
Tricuspide: un tempo considerata la “Cenerentola” della valvole cardiache, oggi la struttura con più device disponibili.

Quest’ultima giornata di lavori è stata brillantemente inaugurata dal simposio sulla patologia tricuspidale, tenutosi nella Sala Agorà. A dare il via alla sessione, è stata la Dottoressa Calabrese che ha approfondito le varie tecniche di imaging attualmente disponibili, sottolineando come la valutazione del ventricolo destro sia ormai imprescindibile per il corretto inquadramento delle patologie cardiovascolari. In questo contesto, l’ecocardiografia ancora oggi svolge un ruolo fondamentale, potendosi avvalere di nuove armi quali il 3D e la valutazione dello strain longitudinale. Le immagini tridimensionali sono ormai imprescindibili per una corretta valutazione delle camere destre.
La discussione è poi proseguita con l’intervento del Professor Citro, incentrato sulla valutazione ecografica dell’insufficienza tricuspidale. Tale patologia riguarda 1 paziente su 25, con una maggiore prevalenza negli over 65 e nelle donne. L’ecocardiografia transtoracica è da considerarsi il primo esame di imaging da utilizzare nello studio della tricuspide, consentendo di identificare il meccanismo alla base dell’insufficienza e di quantificarne l’entità. Va ricordato che la valvola tricuspide, a differenza della mitrale, non sempre si valuta adeguatamente con l’ecocardiografia transesofagea, a causa della sua posizione anatomica meno favorevole, rispetto alla finestra ecocardiografica. Tale limite può essere in parte aggirato sfruttando le immagini in multipiano e il 3D.
La maggior parte dei casi d’insufficienza tricuspidale sono forme secondarie, mentre le forme primarie rappresentano solo il 5% del totale. Queste ultime sono legate a endocardite, impianto di elettrocateteri e a degenerazione dei lembi. Le forme secondarie sono causate in circa la metà dei casi da patologie del cuore sinistro. Da non dimenticare infine, i traumi toracici che possono danneggiare la tricuspide, essendo una struttura anteriore. Per quanto riguarda il grading dell’insufficienza, il professore ha ricordato l’importanza di distinguere le forme più gravi tra severe, massive e torrenziali, poiché hanno prognosi differenti. I parametri da valutare sono la vena contracta e l’EROA in biplano e soprattutto nel 3D, oltre ai flussi doppler su vene polmonari e sovraepatiche. Sono stati infine ricordati i criteri diagnostici che consentono di distinguere le forme secondarie d’insufficienza, legate alla dilatazione atriale da quelle legate alla dilatazione del ventricolo destro, importante per stabilire la prognosi e il corretto approccio terapeutico.
La seconda parte del simposio è stata dedicata al trattamento dell’insufficienza tricuspidale, ricordando le indicazioni al trattamento cardiochirurgico e percutaneo. Il primo ad approcciare l’argomento è stato il Dottor Raffa che si è occupato del trattamento chirurgico. Primariamente è stata ricordata l’importanza di escludere la presenza di ipertensione polmonare severa irreversibile, tramite cateterismo cardiaco destro, in tutti i pazienti candidati a correzione di un vizio tricuspidalico, in quanto la sua presenza controindicherebbe l’intervento. Per il trattamento si rimanda alle indicazioni fornite dalle linee guida europee del 2021. Esse raccomandano il trattamento chirurgico o percutaneo delle forme severe se sintomatiche o associate a dilatazione del ventricolo destro e delle forme severe nei pazienti che necessitano di chirurgia della mitrale. Le forme moderate, se associate a patologia mitralica, possono avere indicazione a trattamento in presenza di particolari condizioni, quali iniziale disfunzione, ipertensione polmonare e dilatazione delle camere destre.
Il Dottor Guarracini ha infine concluso la sessione trattando il tema del trattamento percutaneo. Per la tricuspide ad oggi sono disponibili numerosissimi device differenti, che rendono onore alla notevole variabilità della sua anatomia. Tra questi sono stati ricordati il cardioband, che simula un intervento di anuloplastica, riducendo il diametro dell’anulus, le Triclip per il posizionamento delle quali è ormai fondamentale la guida intraprocedurale con eco 3D, e la TricValve, sistema eterotopico che riduce il reflusso nell’atrio destro dalle vene cave. Indipendentemente dal tipo di device scelto, è fondamentale valutare attentamente il timing dell’intervento, in quanto ad oggi, la maggioranza dei pazienti arriva troppo tardi all’intervento. Questo in parte può essere il motivo per cui dagli studi condotti sul trattamento percutaneo dell’insufficienza tricuspidale emerge un miglioramento dei sintomi e della qualità della vita dei pazienti, dopo la procedura, mentre non viene modificata la sopravvivenza a lungo termine. È importante quindi non riferire i pazienti al chirurgo o all’emodinamista solo quando la valvulopatia ha già compromesso in modo significativo la funzione ventricolare.

 

Ilaria Garofani
Ilaria Garofani