SIMPOSIO TRATTAMENTO OTTIMALE NELLE MALATTIE CORONARICHE INSOLITE

di Raffaele Abete

Le anomalie coronariche comprendono un insieme di alterazioni patologiche relativamente rare, presenti nello 0.3 – 0.9% della popolazione senza cardiopatia strutturale, nel 3 – 6 % della popolazione con difetti cardiaci congeniti e sono riscontrate nell’1% circa della popolazione di pazienti che si sottopongono a cateterismo cardiaco routinario. Varia è anche l’epidemiologia: in uno studio di Angelini et al risultano maggiormente prevalenti nel sesso femminile. Le anomalie coronariche possono essere classificate in: anomalie di origine, anomalie di decorso ed anomalie di terminazione. Le anomalie di origine comprendono l’arteria coronaria singola, le origini coronariche dal seno aortico opposto e le origini dall’arteria polmonare. Le anomalie di decorso comprendono invece la duplicazione coronarica (es. dual LAD) ed il più comune bridge intramiocardico, mentre le anomalie di terminazione sono più comunemente rappresentate dalle fistole coronariche di vario genere.

La diagnosi si avvale di metodiche di imaging cardiovascolare, a partire dall’ecocardiogramma, ma più frequentemente l’angio-TC coronarica oppure la coronarografia. Dal punto di vista clinico, le anomalie coronariche sono categorizzate dalla classificazione di Spindola-Franco in quattro gruppi secondo un ordine crescente di severità prognostica: si va infatti dalla classe I che comprende anomalie tendenzialmente benigne come il bridge intramiocardico o la dual LAD, la classe II con anomalie clinicamente rilevanti quali la fistola coronarica semplice, la classe III con anomalie di grado severo, come la singola arteria coronaria, e infine la classe IV con anomalie critiche, che comprendono combinazioni di due o più delle anomalie sopra descritte. Le anomalie coronariche rappresentano una delle cause di morte cardiaca improvvisa in soggetti giovani e sportivi. Alcune di queste infatti, per ragioni di carattere anatomico, in caso di sforzo fisico elevato possono determinare compressione di uno o più segmenti coronarici con riduzione del flusso ematico e conseguente ischemia miocardica. Un esempio di ciò è il decorso anomalo di un ramo coronarico tra l’aorta e l’arteria polmonare: in questi pazienti durante sforzo fisico la coronaria viene compressa tra i due vasi, causando ischemia responsabile di aritmie ventricolari potenzialmente fatali. Altra anomalia estremamente grave è la presenza di un segmento iniziale della coronaria inglobato all’interno della tunica media dell’aorta per cui l’espansione aortica durante sforzo comprime la porzione intramuraria della coronaria, favorendo l’ischemia. Diagnosticata la malattia e stratificato il rischio, la soluzione può essere un intervento cardiochirurgico di complessità variabile sulla base delle caratteristiche anatomiche dell’anomalia, mentre molto meno spazio hanno le strategie percutanee in questo tipo di patologia.

Raffaele Abete
Raffaele Abete