La sessione TAVI nel paziente a basso rischio ha messo a confronto relatori cardiologi e cardiochirurghi che da sempre collaborano nella valutazione dell’idoneità del paziente a sostituzione della valvola aortica, in quello che viene oggi definito il lifetime management del paziente con stenosi aortica. Imprescindibile è il binomio dell’Heart Team e dell’Heart Valve Center in cui un team esperto multidisciplinare si confronta per effettuare un tailoring ottimale del paziente tra procedura chirurgica e sostituzione percutanea con TAVI.
Il profilo di rischio chirurgico può essere calcolato utilizzando sistemi di punteggio, come il Society of Thoracic Surgeons Predicted Risk of Mortality (STS‐PROM) score o l’European System for Cardiac Operative Risk Evaluation II (EuroSCORE II).
L’uso della TAVI in pazienti con un profilo di rischio chirurgico basso (STS‐PROM <4%) è stato valutato negli studi PARTNER 3, nell’Evolut Low Risk trial e nel Nordic Aortic Valve Intervention. Le analisi dei trial hanno mostrato che il tasso composito di morte, ictus o riospedalizzazione dopo 1 e 2 anni dalla procedura era significativamente inferiore nel gruppo TAVI rispetto alla chirurgia. Gli ultimi dati riportati del 2023-2024 sembrano dimostrare tassi più bassi di deterioramento strutturale della valvola di grado moderato o superiore e di disfunzione della TAVI a 10 anni rispetto alla chirurgia.
Questo tema è stato al centro della discussione dei diversi specialisti presenti: quando si prendono decisioni per la gestione a lungo termine della stenosi aortica, la durabilità della protesi valvolare è un fattore critico del processo decisionale. I dati sulla durabilità delle valvole TAVR sono limitati a causa del rapido ritmo di innovazione e del design dei primi studi. Esistono pochi dati a lungo termine sulle generazioni di valvole meno recenti e dati più robusti a breve termine sulla generazione attuale di valvole TAVI. I dati a lungo termine provengono dallo studio NOTION in cui dopo 8 anni di follow-up, i tassi di mortalità per i pazienti TAVI e chirurgia erano simili.
Una seconda controversia affrontata ha riguardato la mancanza di dati che confrontino gli esiti della TAVI con chirurgia per la stenosi aortica bicuspide. I pochi studi disponibili sono limitati dalla mancanza di dati dettagliati su imaging, procedure e follow-up.
Infine, i lavori della sessione si sono conclusi con una disamina degli effetti a lungo termine delle procedure percutanee ripetute (TAVI in TAVI) o successive a chirurgia (TAVI post chirurgia). Gli sforzi futuri dovranno concentrare la ricerca sull’approfondimento della fenotipizzazione del paziente, comprendendo anche i vari scenari clinici, le anomalie anatomiche note per essere associate ai disturbi di conduzione frequentemente associati alla TAVI, la lunghezza delle cuspidi, l’origine delle arterie coronariche e l’altezza degli osti coronarici, specialmente in questi pazienti che affrontando una procedura già in giovane età e necessitano un planning predefinito a lungo termine al fine di ottenere lo stesso outcome dei pazienti meno giovani ma che andranno incontro ad una singola procedura.