Miocarditi e Vaccino a mRNA contro il COVID-19

di Gianfranco Sinagra e Aldostefano Porcari

Le miocarditi post vaccino contro il COVID-19 sono eventi molto rari con un’incidenza stimata pari a 1-2 casi su 100.000 individui vaccinati con almeno una dose, ad insorgenza entro 14 giorni dalla somministrazione dei vaccini a mRNA – Pfizer (BNT162b2) e Moderna (mRNA-1273). La finestra a maggior rischio è quella successiva alla somministrazione della seconda dose del vaccino. La giovane età (<30 anni) ed il sesso maschile sono emersi omogeneamente in tutti gli studi real-world come fattori associati ad una maggiore incidenza di miocarditi post vaccino: 4 casi su 100.000 individui tra gli uomini e 0.5 casi su 100.000 soggetti tra le donne vaccinate con almeno una dose. La patogenesi non è nota, ma i meccanismi ipotizzati includono il “mimetismo molecolare” tra la proteina spike del SARS-CoV-2 e gli antigeni del self, la formazione di autoanticorpi, la tempesta citochinica e gli ormoni sessuali.

Le stime epidemiologiche variano in rapporto a sesso, età, tipo di vaccino somministrato e numero di dosi somministrate. In Italia, il tasso di incidenza di miocardite dopo prima e seconda dose è simile nei soggetti vaccinati con BNT162b2, mentre è significativamente più elevato dopo seconda dose nei soggetti vaccinati con mRNA-1273, secondo i dati del “Report annuale (2020-2021) sulla sicurezza dei vaccini anti-COVID-19” pubblicato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA).

Globalmente, il tasso di miocardite post vaccinazione resta significativamente inferiore a quello delle forme da infezione da SARS-CoV-2 (11 casi per 100.000 individui).

Inoltre, a differenza delle miocarditi da SARS-CoV-2 caratterizzate da esordio clinico talora severo (es. shock cardiogeno), disfunzione ventricolare e necessità di ricovero in ambiente intensivo, le forme post vaccino sono clinicamente lievi e generalmente caratterizzate da un’evoluzione favorevole con risoluzione clinica completa. Il quadro clinico più frequente include dolore toracico, comunemente entro 2-3 giorni dalla seconda dose di vaccino a mRNA, sopraslivellamento del tratto ST, incremento della troponina sierica, funzione sistolica generalmente nei limiti di norma ed LGE e edema miocardico all’indagine di risonanza magnetica cardiaca. In due casi, l’analisi istologica cardiaca ha identificato infiltrati infiammatori composti prevalentemente da cellule T e macrofagi commisti a eosinofili e plasmacellule. In altri casi, non sono state identificate cellule infiammatorie o alterazioni tissutali compatibili con miocardite.

Due gruppi di particolare interesse sono:

  1. I pazienti con episodio miocarditico successivo alla prima dose: la decisione di somministrare la seconda dose di vaccino deve tenere conto delle condizioni cliniche dell’individuo e di un’attenta valutazione del rapporto rischio/beneficio. Il completamento del ciclo di immunizzazione andrebbe effettuato con un tipo di vaccino diverso.
  2. Giovani adolescenti: in recenti analisi condotte in nord Europa su soggetti vaccinati con seconda dose si è osservato un incremento di casi di miocardite in maschi tra i 16 ed i 24 anni dopo vaccinazione con Moderna e con modalità eterologa (una dose di Moderna ed una dose di Pfizer).

Le miocarditi post vaccino mRNA contro il COVID-19 sono eventi rari e decorrono comunemente con forme cliniche lievi. L’identificazione di sottogruppi a maggior rischio consentiranno la personalizzazione delle strategie vaccinali nel prossimo futuro.

Gianfranco Sinagra

Aldostefano Porcari