Fibrillazione atriale non-valvolare: dalla diagnosi alla gestione della terapia anticoagulante con i NAO

Stefania Angela Di Fusco
Un Minimaster per perfezionare la clinical competence sui NAO e mandare in pensione i “vecchi” antagonisti della vitamina K (VKA)

Gli argomenti affrontati sono i diversi possibili scenari che il clinico si trova ad affrontare nella sua pratica quotidiana e di fronte ai quali spesso non si sente sufficientemente confidente nelle strategie più adeguate da intraprendere

Anche quest’anno il Congresso Nazionale di Cardiologia si apre con una serie di Minimaster che, con un approccio metodologico didattico, affrontano a 360° argomenti di ampio interesse clinico – scientifico. Si tratta di tematiche che, considerato l’inarrestabile progredire delle conoscenze scientifiche, richiedono un puntuale aggiornamento. Tra i Minimaster proposti vi è quello dedicato alla prevenzione degli eventi tromboembolici con i nuovi anticoagulanti orali (NAO) nei pazienti con fibrillazione atriale. Si tratta di una vera e propria full-immersion in un tema di estrema attualità, il cui scopo è quello di perfezionare la clinical competence, di ciascun partecipante, nella gestione della terapia con dei farmaci che oramai vengono ampiamente usati nella pratica clinica ma nei confronti dei quali spesso vi sono ancora ingiustificate titubanze. Per un corretto impiego di questi farmaci il primo passo è la conoscenza delle indicazioni al loro utilizzo, da qui la necessità di iniziare il corso con la definizione di fibrillazione non valvolare. Tutte le nuove molecole sono state testate in vastissimi studi clinici randomizzati multicentrici ed il criterio di inclusione in tutti i grandi trial è stato la diagnosi di fibrillazione atriale non valvolare (FANV). Esaminando i criteri utilizzati per definire la FANV nei vari studi è evidente che i criteri non sempre coincidono, da qui le perplessità che non raramente insorgono nella pratica clinica su quale paziente può effettivamente giovarsi di queste nuove molecole. Fondamentale per poter scegliere l’una o l’altra molecola è conoscere le caratteristiche farmacocinetiche e farmacodinamiche di ciascuna di esse, nonché le evidenze scientifiche fino ad ora a disposizione. La seconda sessione del Minimaster è poi dedicata alla gestione della terapia anticoagulante nella pratica clinica, partendo dal follow-up cui è necessario sottoporre il paziente trattato con i NAO, profondamente diverso dal monitoraggio che richiedono i “vecchi” anticoagulanti, antagonisti della vitamina K (VKA). Gli altri argomenti affrontati sono i diversi scenari che il clinico si può trovare ad affrontare nella sua attività quotidiana e di fronte ai quali spesso non si sente sufficientemente confidente nelle strategie più adeguate da intraprendere. Il Minimaster permetterà di avere più chiare nozioni sulla gestione del paziente candidato a cardioversione, ma anche del paziente già in trattamento con NAO che ha in programma una procedura interventistica o un intervento chirurgico. L’ultimo tema trattato tocca una questione sempre scottante: la gestione degli eventi emorragici. È solo sapendo affrontare tutti questi possibili quadri clinici che il cardiologo potrà utilizzare i NAO sfruttando al massimo tutti i vantaggi che offrono rispetto ai “vecchi” VKA.