CONVENTION IL MISTERO DEL CUORE DELLE DONNE

di Nicolina Conti

Nell’ultima giornata congressuale si è tenuta questo importante sessione che ha affrontato la sempre più attuale questione della cardiologia di genere.

Le moderatrici Dott.sse Maria Teresa La Rovere e Daniela Pavan hanno dato inizialmente la parola alla Dott.ssa Michela Barisone, che nel suo esordio d’impatto ha affermato che le malattie cardiovascolari nelle donne sono sottostudiate, sottoriconosciute, sottodiagnosticate e sottotrattate e che le donne sono sottorappresentate nei trial clinici. Quando le donne sospettano di avere un infarto hanno più difficoltà a avere una diagnosi tempestiva e quindi farsi curare rispetto agli uomini, anche perché spesso viene loro detto che i loro sintomi non sono di pertinenza cardiovascolare. Ciò è conseguenza del fatto che spesso in questo contesto le donne fanno fatica a farsi ascoltare.

Fondamentale in questo contesto la ricerca qualitativa per raccogliere le esperienze di pazienti e professionisti e comprendere di conseguenza i comportamenti e le percezioni di entrambi. Risorse che stanno guadagnando sempre più importanza sono la “citizen science” per coinvolgere i pazienti e sensibilizzare comunità e la creazione di percorsi formativi dedicati per il personale infermieristico per imparare ad utilizzare strumenti validati per cogliere i bisogni differenziati dei pazienti.

Ha preso poi la parola il Dott. Filippo Zilio di Trento, che ci ha parlato del cuore delle donne in salute, focalizzandosi in particolare sui fattori di rischio cardiovascolare. L’ipertensione arteriosa nelle donne appare più in età più avanzata (oltre i 50 anni) e si associa spesso a obesità, gravidanza, ovaio policistico e malattie autoimmuni. In questo vi è una forte influenza ormonale. Spesso sono da considerare i contraccettivi orali, la cui correlazione con l’ipertensione arteriosa è variabile in funzione della composizione: infatti, alcuni estrogeni sono più ipertensivanti, mentre alcuni progestinici quali il drospirenone sono analoghi dello spironolattone. Per quanto riguarda il diabete mellito, gli estrogeni aumentano la secrezione di insulina e la insulino-sensibilità, mentre il testosterone ha effetto contrario e questo spiega perché donne affette da sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) sono più predisposte all’insulino-resistenza e hanno una risposta minore alla terapia medica. Infine, l’obesità è favorita dalla menopausa, periodo in cui si perde la differenza distributiva dei depositi di tessuti adiposo.

Vi sono poi dei fattori di rischio sesso specifici la cui presenza deve essere sempre valutata al fine di garantire un adeguato monitoraggio ed un tempestivo intervento, come abortività, menarca prematuro o precoce, PCOS. Anche la risposta cardiaca all’attività fisica è diversa nella donna, che tende a fare meno ipertrofia all’ecocardiogramma ma ad avere molto più frequentemente alterazioni della ripolarizzazione precordiali.

Da ultimo, a livello coronarico nelle donne è più frequente la tortuosità (50% vs 20%) causata da degenerazione dell’elastina che correlata a dissezione coronarica, Sindrome di Takotsubo, PCI difficoltosa ed elevato tasso di restenosi. In seguito, è intervenuta la Dott.ssa Ledda, che ha parlato del cuore delle donne in gravidanza. Durante questa fase si verificano dei cambiamenti emodinamici fisiologici per mantenere la perfusione del feto, che si associano a cambiamenti ematici con ipercoagulabilità e a cambiamenti della struttura vascolare provocati dalle oscillazioni ormonali. Tutti questi cambiamenti possono provocare un sovraccarico che può provocare una patologia cardiologica di nuova insorgenza, slatentizzarla o scompensare una patologia nota.

Il rischio di CVD in gravidanza è pari all’1-4% (10% se si parla di disturbi ipertensivi) e sono la principale causa di morbilità e mortalità in questa categoria. Sono patologie di difficile management sia per la diagnosi complessa che per la gestione terapeutica. Da un recente studio di prevalenza su una ampia popolazione USA è emerso che la prevalenza delle CVD è pari all’11.3% con mortalità in hospital di 8.2 su 10.000 e un trend di aumento della prevalenza negli ultimi 10 anni da 9 a 15% in parallelo all’aumento di età e comorbilità delle donne che scelgono di avere una gravidanza.

Da non dimenticare anche la cardiomiopatia peripartum, caratterizzata da meccanismi molto complessi legati a un eccesso di produzione di prolattina, a fattori placentari e a una predisposizione genetica. Dopo il parto persiste un maggior rischio cardiovascolare a breve termine e inoltre si sviluppa un maggior rischio di patologia cardiovascolare in età avanzata come da “invecchiamento accelerato”.

A seguire la Dott.ssa Maria Teresa Manes ha affrontato il tema della menopausa, periodo in cui si modifica la fisiologia del sistema cardiovascolare e vi sono alterazioni metaboliche che aumentano il rischio cardiovascolare della donna. Anche una insorgenza precoce aumenta di per sé il rischio di cardiopatia ischemica, FA e scompenso cardiaco. Le strategie terapeutiche dovrebbero includere uno stretto controllo dei fattori di rischio cardiovascolare per prevenire l’accelerazione della malattia. Una strategia si basa sulla terapia sostitutiva estroprogestinica. Dallo studio ELITE è emerso che questa è un’arma utile nelle donne con meno di 60 anni ed entro 10 anni dall’insorgenza della menopausa.

Il problema della cardiologia nelle donne in età matura è stato affrontato dalla Dott.ssa Ada Cutolo. Le donne in età matura hanno un maggior rischio cardiovascolare perché si instaurano modifiche dell’apparato cardiovascolare con dilatazione e rimaneggiamento della parete delle arterie con una sorta di infiammazione sterile che provoca fibrosi. Oltre ai fattori di rischio cardiovascolare tradizionali bisogna sempre cercare e gestire i fattori di rischio emergenti come le malattie autoimmuni, le patologie ansioso-depressive e la menopausa precoce. Da non dimenticare anche il sempre più attuale problema dell’isolamento sociale.

Ultima, ma non per importanza, la relazione della Dott.ssa Maura Francese, che ha tirato le fila della questione seguendo il filo conduttore del recente Position Paper ANMCO. Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di mortalità nelle donne (35% nel 2019). Nonostante questi dati epidemiologici preoccupanti, le malattie cardiovascolari nelle donne rimangono poco riconosciute e in molti casi poco comprese non avendo ancora ottenuto la stessa consapevolezza pubblica della malattia cardiovascolare maschile. La percezione che le donne rappresentano una popolazione a basso rischio cardiovascolare va riconsiderata. La conoscenza delle manifestazioni specifiche di malattia cardiovascolare potrà contribuire a diminuire la disparità di assistenza sanitaria per le donne e migliorare la salute globale di questa popolazione.

Nicolina Conti
Nicolina Conti