Come non affrontare un tema come la cardiopatia ischemica cronica al nostro Congresso Nazionale? La sessione si aprirà fornendo definizioni sui quadri epidemiologici e clinici dei vari fenotipi rappresentati la cardiopatia ischemica. Si sottolineerà il trend epidemiologico che vede ancora, nonostante gli obbiettivi raggiunti nei vari scenari, la cardiopatia ischemica cronica come principale causa di morte cardiovascolare. Verranno fornite strategiche informazioni su follow-up standardizzato di gestione clinica, timing del controllo nei diversi scenari clinici, cercando di dare supporto informativo per uniformare percorsi diagnostici in termini di appropriatezza. Verrà inoltre affrontata l’importanza di interventi non farmacologici mirati alla riduzione del rischio cardiovascolare ponendo il paziente come attore principale e come garante in prima persona della propria salute. Seguirà poi un focus su classici fattori di rischio cardiovascolari, cercando di fornire utili strategie per un riconoscimento precoce degli stessi, ed illustrando le migliore strategie farmacologiche e non per il raggiungimento di target attualmente suggeriti. E come non parlare di aderenza in tema di cardiopatia ischemica cronica? Sebbene ci siano stati molteplici sviluppi in termini farmacologici nella cardiopatia ischemica cronica, i farmaci non funzionano nei pazienti che non li assumono! Come identificare, quindi e fronteggiare la non aderenza? In una malattia come la cardiopatia ischemica dove troviamo tanto in termini di atti terapeutici preventivi piuttosto che sintomatici, purtroppo, il fenomeno della aderenza si colloca come fenomeno “occulto”. Indispensabile, quindi, diventa avere un canale comunicativo efficace tra paziente e medico. Per avere aderenza, quindi, bisogna puntare ad un attivo coinvolgimento del paziente, trasmettendo il fondamentale ruolo che svolge la terapia. Infine, la sessione si chiuderà focalizzando l’attenzione su nuovi farmaci che l’armamentario farmacologico fornisce in termini di efficacia nella riduzione della angina, per una migliorare qualità di vita del paziente, ma anche per ridurre il burden ischemico.